Mentre tutti sono alle prese con il commento sulla morte di Giulio Andreotti, diventa quasi necessario dare un consiglio cinematografico. A chi non c'era, a chi vorrebbe capire e a chi vuole solo guardare un buon film.

Su Giulio Andreotti è stato detto e scritto tanto, ma il film "Il Divo" di Paolo Sorrentino costituisce una ricostruzione abbastanza fedele del tempo del VII governo Andreotti. I fatti sono ricostruiti a mo' di fiction, dato che su molte delle storie che vengono citate nella pellicola, vi è ancora il più fitto mistero, ma la ricostruzione dell'atmosfera, della fine degli anni '80 e dell'inizio dei '90 in Italia, è per certo veritiera.

Scomparso lo spettro degli anni di piombo, Andreotti, o meglio il personaggio del film, si accingeva a dirigersi verso quella che sarebbe stata la dissoluzione della DC e l'avvento di una nuova era, la cosiddetta Seconda Repubblica, che dura ancora oggi. Ad Andreotti era attribuita una certa immortalità, che viene rincarata nell'incipit della pellicola: «"Lei ha sei mesi di vita" mi disse l'ufficiale sanitario alla visita di leva. Anni dopo lo cercai, volevo fargli sapere che ero sopravvissuto. Ma era morto lui. È andata sempre così: mi pronosticavano la fine, io sopravvivevo, sono morti loro».

Le caratteristiche del film sono un montaggio molto veloce e incalzante, unito a un'eccezionale colonna sonora, a una bella fotografia e a dei personaggi che restano facilmente impressi, che siano somiglianti o meno a quelli reali cui si ispirano.

Quegli anni furono densi, complicati per l'Italia: nella pellicola viene data una versione di quello che potrebbe essere accaduto, non la verità di ciò che è accaduto, dato che la verità su molti argomenti è ancora oggi un mito. E anche se Andreotti non viene dipinto esattamente in maniera positiva, vale la pena vedere questo film oggi. Forse anche per aggiungere un tassello alla propria videoteca interiore.