Guardare la Serie TV The Walking Dead per un appassionato dei fumetti originali di Robert Kirkman e Charlie Adlard risulta a volte difficile: un po' perché si sa già dove alcune storie andranno a parare, un po' perché proprio perché lo si sa si viene assaliti da un magone quando certe storyline non prendono il corso che dovrebbero prendere. In questi casi bisogna essere intelligenti e saper distinguere le due cose, senza rischiare di fare paragoni. Facile a dirsi, difficile a farsi. Concentrandoci sulla serie tv, tuttavia, è giunto il momento di fare qualche riflessione a caldo sulla quarta stagione di recente conclusasi.
The Walking Dead 4: season o midseason finale?
La quarta stagione di The Walking Dead è una stagione sbagliata.
Sbagliata nel senso della divisione degli episodi. Il finale della prima metà era un degno finale di stagione, quello che abbiamo visto nella seconda parte è un finale di mezza stagione. Ciò è successo anche lo scorso anno e a questo punto non può essere un caso.
Il peccato originale va visto nella prima stagione, composta da soli 6 episodi: un finale deludente che ha fatto storcere il naso a molti e a ragione. Perché, semplicemente, non era un season finale! Quindi forse è meglio lasciare da parte la divisione originale in stagioni e raccogliere tutti gli episodi di The Walking Dead in un solo anno (2012, 2013, 2014). Se facessimo così, l'episodio 4x16 "A" che abbiamo visto tutti, sarebbe un midseason finale, e aspetteremmo fiduciosi ottobre per vedere come prosegue.
The Walking Dead 4: recensione
La seconda parte della quarta stagione di The Walking Dead è composta da 8 episodi che potremmo definire "riflessivi": la classica quiete che precede la tempesta, o forse uno dei punti più noiosi dell'intero percorso televisivo della saga di Kirkman.
Noioso, ma necessario. L'impressione è che si è lavorato molto di sceneggiatura non solo attraverso la riproposizione del solito schema narrativo (incipit emozionante, parte centrale noiosa condita da conversazioni a volte inutili e zombie attack, epilogo trascinante), ma anche tramite la disseminazione di alcuni elementi che riscopriremo nella quinta stagione.
In parole povere, se non ci fossero i fumetti di Kirkman e Adlard dietro, The Walking Dead rischierebbe di "lostizzarsi" e risultare inconcludente.
Ma se in Lost c'erano misteri le cui soluzioni erano altri misteri finché i creatori non si sono dati alle anfetamine per uscire dal vicolo cieco che hanno costruito loro stessi, in The Walking Dead l'unico mistero corrisponde alla domanda: perché continuo a vedere The Walking Dead? Perché, volente o nolente, prende: rischia sempre di lasciarsi andare, ma alla fine c'è quel qualcosa che ti attira e ti intrappola.
Nessuno è al sicuro: chi morirà nella prossima stagione?
Quali scelte faranno i protagonisti e come li cambieranno? Una decisione e le sue conseguenze: è questo il filone che permea tutta la saga fumettistica di The Walking Dead. La serie tv ha colto il punto, ma non riesce sempre a centrarlo in pieno. Se nel fumetto abbiamo l'impressione di assistere a un librogame di cui siamo spettatori passivi, la serie tv fa tutto quello che una serie tv americana deve fare, incappando dunque nell'errore grossolano di conciliare la forza espressiva e narrativa del fumetto con le aspettative del pubblico e le regole della serialità televisiva tipicamente made in USA.
Un peccato, ma non per questo non vedremo la quinta stagione di The Walking Dead.