Alessandra Angeli, alias Angelina, la cattiva (poi non tanto di cattiva) di Pechino Express concede alla 27ma ora, blog del sito del Corriere della Sera, una bellissima intervista, in cui racconta qualcosa di sé e riflette su alcuni temi fondamentali quali l'identità e i diritti dell'individuo. Nata biologicamente maschio, si è da sempre riconosciuta donna, cominciando la transizione a 17 anni quando viveva ancora a Verona, città che definisce «non facile perché piccolina, ricca, molto cattolica e ideologicamente molto di destra». L'aspetto più interessante che emerge dalle risposte date alla giornalista Chiara Maffioletti è senza dubbio la libertà dalle definizioni e dalle ghettizzazioni, la convinzione che la dimensione sessuale sia solo un aspetto tra tanti e non il centro dell'identità di una persona.
«Io sono una persona integrata, lavoro, pago le tasse, ho i miei amici. Non ho bisogno di pubblicizzare questo aspetto della mia vita. Io sono una persona: che sia anche una persona transessuale è un'altra cosa. Sono arci, stra-convinta che è ora di spostare l'attenzione su altro: l'identità di genere o l'orientamento sessuale non può diventare centrale nel valutare una persona».
Non c'è bisogno, secondo Angelina, di normalizzare qualcosa che è già perfettamente normale e naturale. «A mio avviso si sbaglia perché si cerca sempre la normalizzazione che è in realtà una volontà di etero normalizzazione». E spostando il discorso su un piano politico, Angelina osserva che la lotta per i diritti dev'essere condotta per ottenere qualcosa che è debito in quanto cittadini e non in quanto omosessuali o transessuali: «con la storia degli omosessuali e dei transessuali ci stanno vendendo la teoria secondo cui dobbiamo chiedere dei diritti che in realtà dovremmo già avere, in quanto cittadini e in quanto persone».
L'eccessiva ostentazione dell'orientamento sessuale e l'accentramento del discorso civile sull'identità di genere, anziché strumento di libertà ed emancipazione, divengono spesso mezzi di auto-segregazione e involuzione. «Di certo mettere al centro l'orientamento sessuale invece che dare diritti, li toglie. Se poi la Chiesa non ci accetta, non ci rispetta, ma basta, andiamo avanti.
Questa ricerca di etero normalità, questa volontà di essere accettati dalla Chiesa è anti progressismo: iniziamo a vivere come persone. Anche i gay pride: basta farli così, facciamo vedere che siamo persone normali, che andiamo a lavorare, che paghiamo le tasse», osserva infine Angelina, dando prova di quella lucidità e di quell'intelligenza che, ancora prima degli spettatori di Pechino Express, i suoi estimatori virtuali hanno imparato ad apprezzare.
Il seguito sul web della cattiva più amata della tv è notevole e non da ora: per chi ancora non la segua e voglia farlo, su Facebook ed Instagram è Alessandra Angeli, mentre su Twitter la trovare col suo nome, ma per scriverle dovete digitare @AAtheMerciless, ossia AA, la 'spietata'.