Un uomo serenamente giusto. Questa è la storia di Giorgio Ambrosoli. L'uomo che servì la Patria "in un momento in cui la Patria aveva smarrito se stessa". Questo racconta "Qualunque cosa succeda" in onda su Rai Uno l'1 e 2 dicembre in prima serata.

Chi è Giorgio Ambrosoli?

Giorgio Ambrosoli è stato definito "l'eroe borghese", che "per amore dell'onestà si è fatto uccidere" come ha detto un suo collaboratore. Figlio di avvocato, segue le orme del padre. Cresce in una famiglia conservatrice e cattolica. Il suo orientamento politico è di stampo monarchico: milita nell'Unione monarchica.

Professionalmente si specializza nella cura fallimentare di società. Sposato con Anna Lori, hanno tre figli: Francesca, Filippo, Umberto.

La storia della Banca Privata Italiana

Siamo nel 1974, la Banca Privata Italiana di Michele Sindona fallisce. La Banca d'Italia affida ad Ambrosoli la cura fallimentare della banca. La situazione è drammatica: non ci sono più soldi per i correntisti. Gente comune che aveva affidato i suoi risparmi, fidandosi.

Il compito di Ambrosoli è quello di recuperare i soldi per restituirli ai clienti. Si imbatterà suo malgrado in una vicenda internazionale dai risvolti oscuri. Dove politica, finanza e poteri della mafia si incontrano ai più alti vertici.

L'incarico di commissario liquidatore fu un ruolo in solitaria. Accompagnato sì dai suoi collaboratori, ma senza alcun appoggio politico: a più riprese fu scoraggiato. Lo stesso capo di governo, Andreotti, in qualche modo appoggiava Sindona, che aveva conosciuto negli anni precedenti. Sindona è uomo potente e vicino a molti ambienti. A quelli politici: Democrazia Cristiana. Agli ambienti malavitosi, con i quali faceva affari.

L'unico modo per Ambrosoli di recuperare i soldi perduti, era capire il meccanismo societario costruito da Sindona.

Scoprì una ragnatela di oltre settanta società fittizie legate tra loro. La capo fila è la Fasco AG, con sede nel Lichtestein.

Sindona, rifugiatosi negli USA, comprese di che pasta fosse fatto Ambrosoli e mise in atto un sistema di minacce e pressioni. Ambrosoli ricevette numerose minacce telefoniche, delle quali tutti erano al corrente.

Egli proseguì il suo lavoro, tranquillo, nonostante il clima.

Ma sa bene a cosa sta andando in contro. Scriverà una lettera alla moglie mai consegnata.

25 febbraio 1975: «Anna carissima - scrive - Pagherò a caro prezzo l'incarico: lo sapevo prima di accettarlo e quindi non mi lamento affatto perché per me è stata un'occasione unica di fare qualcosa per il Paese [...] Qualunque cosa succeda, comunque, tu sai cosa devi fare e sono certo saprai fare benissimo»..

Per Sindona le cose non vanno bene. In America ha una banca, la Franklin National Bank: fallisce. Il sistema americano è però diverso. Gli investigatori statunitensi lo mettono sotto accusa. Ne nasce un processo che porterà Sindona in carcere con una condanna a 25 anni.

Per Andreotti, Ambrosoli era "una persona che se le andava cercando", come disse a "La Storia siamo noi". Rimarrà più solo. I vertici di Banca d'Italia, che gli avevano affidato l'incarico, vengono arrestati per altre vicende: il clima è avvelenato.

Il destino di Ambrosoli è segnato. In una ultima telefonata, il "picciotto" - così lui lo definiva - gli dice:«Pronto avvocato... Io la voleva salvare. Ma da questo momento non la salvo più.

Perché lei è degno di essere ammazzato come un cornuto!».

Nella notte tra l'11 e il 12 luglio 1979, un sicario gli spara quattro colpi. Al suo funerale non partecipò nessuna autorità politica; solo i membri di Banca d'Italia.