Oggi si è svolta una nuova udienza del processo che vede Fabrizio Corona accusato di intestazione fittizia di beni, violazione delle norme patrimoniali sulle misure di prevenzione e frode al fisco. L'ex paparazzo era in aula, così come la sua collaboratrice Francesca Persi. Questa si trova ai domiciliari mentre per Corona, tempo fa, si sono riaperte le porte del carcere di San Vittore. Oggi Fabrizio era alquanto agitato: dapprima ha dato un calcio a una sedia; poi ha insultato un poliziotto che aveva appena testimoniato in aula.

Silvia Provvedi in aula

Il processo che si sta svolgendo a Milano, che vede nuovamente imputato Fabrizio Corona ruota in gran parte attorno ai soldi (1,7 milioni di euro) trovati sul controsoffitto della casa di Francesca Persi. Di chi sono quei soldi? E da dove provengono? In aula c'era anche l'attuale fidanzata dell'ex paparazzo, Silvia Provvedi. Fabrizio Corona è andato letteralmente in escandescenze dopo la deposizione del commissario Luca Izzo, della Squadra Mobile di Milano. L'uomo aveva iniziato ad indagare sul 42enne dopo la deflagrazione di una bomba rudimentale, l'anno scorso, dinanzi alla sua abitazione di via De Cristoforis. Il testimone ha riferito che Fabrizio Corona avrebbe collegato il calciatore Sculli alla malavita.

L'ex paparazzo, in passato, aveva sostenuto il contrario, ovvero che il giocatore era vicino alla criminalità organizzata. Le parole del commissario hanno fatto trasalire Fabrizio, secondo cui è inammissibile che un poliziotto dica frottole in aula.

Increduli anche i legali dell'ex paparazzo

Le parole del commissario Izzo hanno lasciato perplessi anche i difensori di Corona, Luca Sirotti e Ivano Chiesa.

I due negano il fatto che l'ex paparazzo si sia rifiutato di analizzare la sua relazione con Sculli. Non solo. I legali del 42enne hanno sottolineato che il loro assistito ha ammesso la sua titolarità del denaro nascosto nell'abitazione della Persi ma tale dichiarazione non sarebbe stata presa in considerazione, poiché Fabrizio è stato raggiunto da una misura cautelare. Insomma, la giustizia non avrebbe dato peso allo 'spirito collaborativo' del fotografo.