Dal 18 maggio su Rai4, andrà in onda ogni venerdì un nuovo programma, 'Real criminal minds', 24 episodi che tratteranno della vita di veri serial killer e degli efferati crimini da loro commessi. Ciò che ha destato molte polemiche è stata la scelta della Rai di affidarne la conduzione a Massimo Carlotto, condannato per l'omicidio di Margherita Magello. La ragazza 24enne fu trovata nel suo appartamento padovano, uccisa da 59 coltellate.
Cosa successe
Correva l'anno 1976. Carlotto, dichiaratosi sempre innocente, si diede alla latitanza su consiglio del proprio legale prima in Francia, poi in Spagna e Messico.
Dopo tre anni fu espulso dalla polizia messicana per mancanza del visto e si costituì alla polizia di Linate. Carlotto dovette affrontare 11 sentenze e 7 processi e, infine, fu condannato a 18 anni di carcere.
La grazia e il ruolo che ebbe l'opinione pubblica
Fu graziato nel 1993 da Scalfaro, che all'epoca era Presidente della Repubblica, dopo 6 anni di reclusione. Successivamente divenne un famoso scrittore. Nel 2004 fu riabilitato dal Tribunale di Cagliari, riacquistando tutti i diritti civili e politici. All'epoca dei fatti fu estremamente divisa l'opinione pubblica sulla colpevolezza o innocenza di Carlotto, sostenuto tra l'altro da diversi intellettuali di sinistra. Certo è che alla fine fu condannato e altrettanto certo che in 42 anni la sua condotta è stata irreprensibile.
La famiglia della vittima più volte si è opposta all'immagine di presunta innocenza data dai mass media e, non da ultimo, anche nella descrizione della vicenda data da diversi siti on line e da Wikipedia. Carlotto scrisse il suo primo libro descrivendo gli anni della latitanza e da lì ebbe inizio la sua carriera di scrittore giallista di successo.
La polemica attuale: Margherita
Comprensibili le polemiche conseguenti. Difficile, e anche superfluo, dare un giudizio. Da una parte, è relativamente più semplice e umano identificarsi con lo sconcerto e il dolore della famiglia della vittima. Il pensiero di una ragazza uccisa in modo tanto brutale, di una giovane vita stroncata nel peggiore dei modi, porta alla riflessione tristemente attuale sul tema del femminicidio e sull'opinabile scelta da parte della televisione di Stato di dare una vetrina ad un personaggio tanto discusso.
Dall'altra parte un uomo che ha scontato una pena che dovrebbe essere al di là del carcere, un senso di colpa pesante e schiacciante che pare aver guidato tutte le sue scelte, almeno lavorative e che è stato infine graziato. Il diritto a rifarsi una vita, il diritto ad andare avanti, si scontra col pensiero che Margherita una seconda possibilità non l'ha avuta.
La conclusione: la criticata scelta della Rai
Ognuno risponda alla propria coscienza. Sconvolta la famiglia della vittima, per la quale vicende di questo genere rinnovano ulteriormente un dolore già immenso e una rabbia mai superata, dato che nessuno ha mai chiesto loro perdono. Resta lo stupore per la scelta della Rai e l'indignazione di molti contribuenti.
La domanda che circola sul web e che tutti si pongono è se davvero non ci fosse un conduttore meno discusso. Evidentemente, in Rai hanno fatto propria la massima 'non importa che se ne parli bene o male, basta che se ne parli".