Lino Guanciale lo scorso 21 maggio ha festeggiato un traguardo importante come i suoi quarant'anni e non mancano gli impegni per l'avezzanese che sta affrontando un momento rilevante nella sua carriera lavorativa. Il protagonista della fiction Rai sarà impegnato nelle riprese di un progetto cinematografico per una causa importante. In precedenza l'abruzzese si è reso interprete di un film-documentario basato sul terremoto avvenuto a L'Aquila il 6 aprile del 2009.

Si tratta di un progetto che ha visto come protagonisti Rotary Club Avezzano, con il sostegno dei sei imprenditori decisi a dare un aiuto importante per permettere la realizzazione del cortometraggio basato sul terremoto. Questo progetto viene prodotto dalla Milo Film che è stata fondata da due giovani donne di nome Valeria Tuzii e Federica Di Marco. Non si poteva fare scelta migliore che affidare il ruolo del protagonista a Lino Guanciale che ha dimostrato di essere un attore poliedrico. È stato annunciato l'inizio delle riprese che cominceranno nel mese di novembre a Collelongo e la coincidenza vuole che si tratti del luogo d'origine del padre di Guanciale.

Una vicenda che gira intorno al personaggio di Tito

Recentemente è avvenuta la presentazione del cortometraggio che ha ricevuto il sostegno di una serie d’imprenditori che hanno voluto fare una donazione importante per far andare in porto questo progetto. Lino Guanciale si è detto felice per quest'iniziativa che consente di rielaborare questa vicenda drammatica attraverso la bellezza di un piccolo film. "Sotto la città 1915" è un'opera scritta dall'autore Domenico Tiburzi e si tratta di una storia tragica che vuole dare un insegnamento. La vicenda ruota attorno al personaggio di Tito, la cui vita finisce per avere un collegamento con quella di Berardo. Quest'ultimo è sepolto sotto le macerie di Avezzano dal 13 gennaio del 1915 ma avviene un improvviso risveglio novantaquattro anni dopo, il 6 aprile del 2009.

La figura di Berardo e l'immaginazione dello spettatore

L'avezzanese comincia a sentire le grida dall'altra parte del muro ed è Berardo alle prese con il crollo della casa a L'Aquila. Tito non si renderà conto di trovarsi in un'epoca differente e questo stato d'animo gli consentirà di rimembrare i momenti precedenti alla scossa. I ricordi si fermano intorno all'assenza di una città la cui esistenza sembra essere scomparsa e ci sarà la mancanza di memoria per via del terremoto che ha eliminato ogni certezza. L'epilogo si conclude con il personaggio di Tito, definito "come un familiare per sempre sepolto sotto la città". Per quanto riguarda Berardo, la scelta viene lasciata alla coscienza dello spettatore che potrà scegliere se leggere un finale lieto oppure tragico.