Da omicida e protagonista di una delle più atroci pagine della Cronaca Nera italiana, a 'personaggio' televisivo per un giorno. Aveva già fatto discutere e suscitato polemiche, la scelta di Maurizio Costanzo di ospitarlo nel suo programma L'intervista.

Ora Pietro Maso, oggi 48 anni, è l'ospite di uno speciale che ripercorre il suo caso: domani sera, giovedì 10 ottobre, canale 'Nove' manda in onda un'intervista esclusiva all'omicida dei genitori. Ha commesso, con la complicità di tre amici, uno dei delitti più efferati degli anni '90 che sconvolse l'Italia rimanendo impresso nella memoria collettiva.

Nello speciale il perché di un omicidio

Nel 1991 uccise i suoi genitori, Antonio Maso e Rosa Tessari, a Montecchia di Crosara, ricco borgo in provincia di Verona. A distanza di 28 anni, il reo confesso del duplice omicidio, condannato a 30 anni di carcere ed uscito dopo 22 di detenzione, torna in tv per raccontare in due ore di colloqui senza filtri la sua storia, dall'infanzia all'adolescenza, fino alla giovinezza culminata nel terribile crimine.

'Pietro Maso - Io ho ucciso', è il titolo dell'intervista esclusiva in programma su Nove domani sera alle 21 e 25. Non è ancora andata in onda e già sta attirando critiche, come accadde quando Maurizio Costanzo, nel 2017, volle ospitarlo nel suo talk 'one to one' che si svolge all'interno di uno spazio circoscritto, una scatola che sembra uno studio psicoanalitico.

Dalle prime anticipazioni, stavolta Maso ha una nuova spiegazione del duplice omicidio di cui si rese responsabile, oltre i motivi noti dell'edonismo, del piacere del lusso e del desiderio di accaparrare l'eredità dei familiari: "Volevo stupire a tutti i costi, per questo ho ucciso i miei genitori". Una motivazione che si aggiunge a quella data due anni fa a Maurizio Costanzo quando aveva detto: "Il gesto che ho fatto è nato soprattutto dal desiderio di dimostrare che ero forte.

In quegli istanti non mi rendevo conto, non avevo davanti i miei genitori, ero troppo preso dal pensiero narcisistico di me stesso". Maso ha scelto di parlare di sé, prima nel 2017 e poi oggi, dopo un lungo silenzio che era stato rotto solo nel 2013 con la pubblicazione del libro 'Il male ero io'.

Il documentario, in programma domani sera su Nove, è stato realizzato con il contributo della giornalista Raffaella Regoli, autrice della biografia 'Il male ero io', della psicologa Vera Slepoj, del giornalista del 'Corriere della Sera' Gian Antonio Stella, e grazie a testimonianze di altri giornalisti, magistrati, avvocati.

Maso racconta che il suo piano criminale rimase a metà: nella sua mente, c'era l'idea di uccidere oltre ai genitori, anche le sorelle Nadia e Laura, quindi nella terza e ultima fase, gli amici e complici Paolo e Damiano. Un progetto terribile, completato solo in parte secondo le parole del protagonista. A Costanzo aveva detto di pensare ai genitori ogni giorno e d'essere pentito. Aveva anche raccontato che oggi non sarebbe più in grado d'uccidere essendo diventato un'altra persona, ma aveva pensato al suicidio anche a seguito di abuso di droga.

Pietro Maso, dall'omicidio alla vita in Spagna

E' il 17 aprile 1991 quando Pietro Maso con l'aiuto di tre amici, dopo aver preparato a lungo il piano in un bar dove si incontravano prima di trascorrere folli notti in discoteca, uccide a sprangate i genitori nella loro casa.

Per due giorni finge una rapina, poi, pressato dagli inquirenti, crolla e confessa. Nel processo gli viene riconosciuta la seminfermità mentale al momento del fatto.

Entrato in carcere all'età di 19 anni, ne è uscito nel 2013 dopo 22 anni, all'età di 41. Appena libero, nel 2016 è ricoverato in una clinica psichiatrica a seguito di turbe della personalità e squilibri mentali manifestati dopo la separazione dalla compagna Stefania, tra instabilità economica e disoccupazione. In quello stesso anno, scrive a papa Francesco per scusarsi di ciò che ha fatto, la Procura di Verona lo iscrive nel registro degli indagati con l'accusa di tentata estorsione. Le sorelle, da lui minacciate, vengono messe sotto scorta.

Nel 2017, il tribunale di Milano lo assolve dall'accusa di minacce alle sorelle riconoscendo uno stato alterato al momeno dei fatti. Le stesse sorelle Nadia e Laura Maso, nei mesi scorsi hanno perdonato uno dei tre complici, Giorgio Cambognin, accettando di firmare un documento che gli ha consentito di essere riabilitato penalmente.

Maso, dopo aver pagato i conti con la giustizia, si è completamente disintossicato dalla cocaina. Ha lavorato presso l'emittente cattolica Telepace, seguito dal direttore e padre spirituale don Guido Todeschini, ha vissuto alcuni anni a Milano finché era sposato. Poi ha preferito lasciare l'Italia trasferendosi in Spagna, in Andalusia, dove si mantiene svolgendo lavori umili come il cameriere. Oggi è un uomo libero, ma forse non potrà mai liberarsi dalla colpa che si porta dentro.