Ed ecco a voi l’esercito degli inabili al lavoro. Si tratta di un vero e proprio esercito, se si pensa che nella sanità pubblica il 12% dei dipendenti è esentato dal svolgere le mansioni per cui è stato assunto grazie ad un certificato medico o ad un permesso che glielo permette. Attenzione, non si sta raccontando del classico furbetto del cartellino che striscia il badge e se ne va a spasso per la città (pratica illegale e per la quale il governo Renzi ha inasprito le sanzioni sino al licenziamento nei casi più gravi), ma si è in presenza di un fenomeno del tutto legale, non per questo meno scandaloso.

A Palermo 270 operatori ecologici risultano non idonei a spazzare le strade

Come riportato dal quotidiano “La Repubblica”, sono circa 270 i netturbini che assunti per la pulizia delle strade di Palermo, grazie ad un “regolare” certificato medico non svolgono la mansione per la quale sono stati assunti (spesso faticose, dure, complesse) ma sono ricollocati presso qualche ufficio invaso da scartoffie. La vicenda è molto simile a quella accaduta qualche mese fa a Roma tra i dipendenti dell’Atac, dove era emerso da alcune indagini interne alla municipalizzata che all’ incirca 160 tra autisti e meccanici era inidonei fisicamente a svolgere le mansioni di assunzione ed erano ricollocati presso vari uffici.

In altre, parole, molto spesso nel settore pubblico o nelle società a partecipazione pubblica accade che vari lavoratori vengano assunti in quanto in possesso di alcuni requisiti da operaio si trovino successivamente a svolgere qualche mansione impiegatizia. Un fenomeno questo dai contorni tutti italici che può essere considerato uno dei motivi che per tanti anni ha bloccato le assunzioni nel pubblico impiego soprattutto al livello impiegatizio, togliendo la possibilità di assunzione a tanti giovani laureati competenti.

I ruoli vietati nella sanità pubblica

Un altro espediente molto utilizzato nel settore del pubblico impiego per essere dispensati (anche parzialmente) dalla mansione per i quali si è stati assunti è l’abuso dei benefici che la Legge 104 riconosce ai lavoratori con un familiare con disabilità.

Un legge quest’ultima frutto di una grande scelta di civiltà ma che alcune volte in Italia rappresenta lo strumento attraverso il quale, senza fondate motivazioni, si riesce ad essere dispensati dalle mansione per i quali si è assunti. Così si scopre che da un’indagine a campione tra i dipendenti della sanità pubblica, che circa ad 80 mila persone (la maggior parte donne) è stato riconosciuto una serie di limitazioni alla propria idoneità lavorativa: circa la metà ha il diritto di non sollevare i pazienti oppure a trasportare carichi troppo pesanti; all’incirca il 13% non può lavorare in piedi; un altro 12% non può svolgere turni di notte; sino ad arrivare a dipendenti che non possono svolgere lavori che provocano molto stress.