Tragedia della solitudine e della disperazione a Borgo Pinti, nel pieno centro di Firenze.
Un uomo di 83 anni ha strangolato la moglie di 88 anni e subito dopo si è costituito presso il commissariato di San Giovani in Via Pietrapiana. Le forze dell'ordine hanno immediatamente raggiunto la casa dei due coniugi, ma non hanno potuto che constatare la veridicità del racconto e provvedere ad avviare le indagini di rito.
Dai primi accertamenti, l'uomo, che è stato immediatamente arrestato con l'accusa di omicidio volontario, ha cercato di giustificare il proprio gesto con l'incapacità di riuscire a gestire in maniera dignitosa, l'aggravarsi delle condizioni di salute della moglie, che da alcuni anni era afflitta dal morbo di Alzheimer.
La malattia degenerativa della compagna di vita e le difficoltà dovute all'età di entrambi, lo hanno spinto all'insano gesto. L'Alzheimer è diventata soprattutto negli ultimi anni, una piaga sociale, che annienta e destabilizza l'equilibrio delle famiglie che si trovano ad affrontare, nelle maggior parte dei casi impreparati, la sofferenza di un loro caro.
Nel nostro paese i malati di Alzheimer sono circa 450 mila e si prevede che il loro numero tenderà al raddoppio entro il 2020. Si tratta di una malattia che influisce sulle capacità intellettive riducendo colui che ne è colpito in uno stato di demenza progressiva, con relativa perdita anche delle capacità motorie e di comprensione della realtà che lo circonda. Colpisce senza distinzione di razza, di nazionalità, di fattori genetici e indifferentemente uomini e donne. Ad oggi non ci sono metodi scientifici per poterla prevenire o individuarla.
Come nel caso dell'uomo di Firenze, è difficile anche accettare razionalmente la perdita dell'identità di un proprio caro e vedere quotidianamente scomparire nel baratro il patrimonio di esperienze e di ricordi accumulati nel corso di un'esistenza.