Mentre si attende nella Legge di Stabilità, in vista della riforma Pensioni 2014, la proroga per l'opzione contributivo donne fino al 2018, vengono continuamente segnalate situazioni di contrasto tra quanto previsto dalla legge n. 243 del 2014 (in particolare l'art. 1, comma 9) e una circolare Inps (la n. 35 del 2012). Si tratterebbe, secondo il Comitato Opzione Donne, di una vera e propria ingiustizia, che bloccherà l'uscita e il raggiungimento del trattamento pensionistico a circa 6mila richiedenti.

In questo articolo faremo il punto della situazione sull'opzione contributivo donne e cercheremo di capire cosa è lecito sperare da una riforma pensioni 2014.

Riforma pensioni 2014, opzione contributivo donne: ingiustizie e scontro con l'Inps

Negli ultimi mesi, nelle discussioni per una riforma pensioni 2014, si è discusso della possibilità di una proroga del sistema dell'opzione contributivo donne fino al 2018. I provvedimenti sono stati sempre fermati e tutto si giocherà all'interno della Legge di Stabilità. Intanto, però, si sta creando un vero e proprio contrasto tra una legge dello Stato (la 243/2014) e un atto amministrativo dell'Inps (circolare 35/2012).

Qual è nello specifico la denuncia del Comitato Opzione Donne? La legge prevede la possibilità di raggiungere i requisiti (57 anni per le dipendenti e 58 anni per le autonome e 35 anni di contributi) fino al dicembre 2015. La circolare Inps, invece, prevede che la data di scadenza del dicembre 2015 sia da intendersi come l'ultima data utile per l'apertura della finestra mobile (che consiste in 12 mesi per le dipendenti e 18 mesi per le autonome). Cosa accade? Che le lavoratrici che volessero avvalersi dell'opzione donna avrebbero tempo soltanto entro il mese di novembre o dicembre, a seconda dei casi, per il raggiungimento dei requisiti anagrafici e di contribuzione. Insomma, la circolare Inps elimina un anno, se non di più.

Si tratta di un problema di interpretazione. Il Parlamento ha votato negli ultimi tempi una mozione che rivedeva la posizione restrittiva dell'Inps, inserendo anche il 2015 come termine di maturazione dei requisiti anagrafici e contributivi per l'opzione donne. I provvedimenti, però, non hanno sortito alcun effetto. Un po' come tutti quelli attesi per una riforma pensioni 2014 complessiva, pensiamo al caso delle pensioni Quota 96 scuola.

Il Comitato Opzione Donna fa sapere sulle pagine di Pensioni Oggi che "i ricorsi già ci sono e molti altri ne arriveranno, quindi, se il Governo non interviene per tempo, con un'interpretazione autentica o sollecitando l'INPS a rivedere le sue posizioni, saranno un boomerang per tutta la collettività".