Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano sta con Matteo Renzi: sarà questo, sicuramente, un aspetto da non trascurare nel prosieguo del cammino della riforma sul lavoro fortemente contestata dalla sinistra del Partito Democratico. Le parole del Capo dello Stato sono state chiare: il nostro Paese non può più permettersi di restare prigioniero di 'conservatorismi, corporativismi e di ingiustizie'.
Questa emblematica frase, pronunciata da Napolitano, a margine dell'inaugurazione del nuovo anno scolastico davanti a tremila studenti che sono stati accolti al Quirinale, non fa altro che dare una spinta alle riforme renziane, proprio nel momento più duro per il Presidente del Consiglio, impegnato in un improvviso braccio di ferro con i 'dissidenti' del suo partito sulla modifica dell’articolo 18.
Se da una parte il sottosegretario Luca Lotti ha bacchettato la minoranza interna del Partito Democratico, ricordando alla sinistra che chi ha perso alle primarie non può certo pretendere di dettare la linea al partito, dall'altra c'è la pronta risposta del bersaniano Alfredo D'Attore che si chiede quando mai Renzi nel suo programma delle primarie abbia proposto la cancellazione dell'articolo 18.
La Cgil, intanto, continua a ribadire il proprio no alle proposte che il governo intende portare avanti con la riforma del lavoro e il segretario nazionale, Susanna Camusso se la prende con il capo di Confindustria, Squinzi, che ha espresso parere favorevole nei confronti della cancellazione dell'articolo 18. Quello di Squinzi, sostiene la Camusso, è un 'repentino cambio di opinione, sosteneva esattamente il contrario'. La Cgil non condivide nemmeno la presa di posizione di Cisl e Uil, disposte ad un confronto con il governo per discutere sulla delega lavoro: 'Sarebbe meglio che la mobilitazione fosse unitaria - dichiara la Camusso non risparmiando la sua frecciatina velenosa - ma non ci tireremo indietro'. La Cgil si è dichiarata disposta a scendere in piazza anche da sola pur di difendere i diritti dei lavoratori.