Equitalia, l’Ente di riscossione che da molti italiani è considerato un acerrimo nemico, negli ultimi tempi esce sconfitta da numerosi ricorsi che i cittadini presentano contro le sue cartelle. In questi ultimi tempi, la Cassazione ha sempre dato ragione ai ricorrenti e torto ad Equitalia. Alcune di queste decisioni, di fatto, stanno creando giurisprudenza. Le conseguenze potrebbero portare i ricorsi contro l’Ente ad una moltiplicazione “biblica” che porterebbero all’annullamento di centinaia e centinaia di cartelle esattoriali.
Vediamo i motivi che spingono i giudici ad emettere sentenze negative per la riscossione.
Cartelle documentate
Una delle ultime pronunce di un Tribunale, precisamente quello di Venezia con la sentenza n°3079/15, ha stabilito che Equitalia dovrà avere documenti e requisiti validi per emettere una cartella, spedirla ed agire di conseguenza. In altri termini, l’Ente potrà avviare le procedure di riscossione solo se dalla documentazione in suo possesso, il credito vantato dagli Uffici Pubblici per cui lavora, sarà ampiamente giustificato. Sempre da Venezia, inoltre, si è sancito che la prova dell’esistenza o meno del debito dovrà essere dimostrata da Equitalia o dagli Enti creditori, mai più dal cittadino, come succede tutt’oggi.
In parole povere, l’onere della prova spetta a chi attacca, cioè a chi vanta un credito, non a chi si deve difendere.
Cartelle e spedizione postale
Una vera e propria rivoluzione viene rappresentata da altre sentenze che hanno contestato il metodo con cui Equitalia spedisce le cartelle di pagamento a casa dei contribuenti. Sono da considerarsi non solo nulle, ma giuridicamente inesistenti, le cartelle di pagamento che vengono spedite per posta direttamente da Equitalia. Secondo alcuni Giudici, solo la Polizia Municipale o i Messi Comunali, che sono soggetti legittimati dal D.P.R. 602/73, possono avvalersi dei servizi postali per la comunicazione di un ruolo ad un cittadino. Quindi, Equitalia, deve avvalersi di questi soggetti per comunicare ad un cittadino una cartella da pagare.
Proprio in quest’ottica, ultimamente, molte cartelle di pagamento vengono consegnate mediante avviso notificato dal Comune di residenza. In questi casi, la cartella è ferma in deposito presso i locali del Comune in attesa del ritiro da parte del cittadino. La legge prevedeva che un invio secondo norma di una cartella precedentemente inviata in modo nullo, la bonificava. Una sentenza della Corte di Cassazione, invece, ha stabilito proprio come dicevamo sopra, che niente può sanare una cartella giuridicamente inesistente, come sono state valutate dai giudici, quelle spedite direttamente dall’Ente di riscossione.