Whatsapp, celebre servizio di messaggistica istantanea divenuto ormai gratuito per chiunque, è di nuovo al centro di numerose polemiche. Infatti, gran parte degli iscritti ha notato singolari stranezze che, tra le altre cose, chiamano direttamente in causa il social network di Mark Zuckerberg, vale a dire Facebook. Per chiarire meglio le idee, proviamo a tirare in ballo uno degli episodi incriminati che, seppur con modalità diverse, si è ripetuto in più di una circostanza: l'utente in questione, nel corso di una chat su WhatsApp con uno dei propri contatti, ha fatto esplicito riferimento ad un forte mal di gola di cui era stato vittima in quei giorni.
Trascorse pochissime ore da tale conversazione, la stessa identica persona ha poi effettuato l'accesso su Facebook e, come per magia, ha cominciato a visualizzare specifiche pubblicità, che facevano richiamo a medicinali grazie ai quali sarebbe stato possibile curare il suo malessere.
Cosa c'è di vero sulla "connessione" tra WhatsApp e Facebook?
Nel momento stesso in cui l'applicazione ha scelto di non richiedere più alcun abbonamento agli iscritti, è stato necessario fare leva su fonti differenti rispetto a quelle considerate fino a quel preciso istante. Di conseguenza, ecco che il circuito pubblicitario diviene il mezzo ottimale per incrementare gli introiti: per rendere tutto il più proficuo possibile, è stato sviluppato un sistema grazie al quale le informazioni relative all'account di WhatsApp influenzano il tipo di advertising da mostrare su Facebook.
Le motivazioni sono facilmente deducibili: gli spot mirati si traducono in un elevato numero di click e, di conseguenza, aumentano i contestuali ricavi. Tuttavia, non allarmatevi: le ultime versioni dell'app daranno modo all'utente di risalire all'opzione dedicata, così da rimuovere il flag accanto alla voce "condividi le informazioni del mio account" e garantire una maggiore tutela della privacy. Quali sono le vostre opinioni in merito a questo sistema di comunicazione tra i due servizi?