È stato fermato dai carabinieri di Milano mentre tentava la fuga per l'estero ed ha confessato "Si, sono stato io". È dunque Luca Priolo, 24 anni, ad aver ucciso Giordana Di Stefano, 20 anni, a Nicolosi, cittadina in provincia di Catania. La giovane è stata uccisa mercoledì scorso con diverse coltellate al torace, alla gola e all'addome. I due, genitori di Asia, una bambina di 4 anni, avevano un contenzioso aperto.
Giordana Di Stefano il 3 ottobre del 2013 aveva denunciato il Priolo per stalking dopo che il giovane si era introdotto a casa della ragazza da una finestra e dopo continui messaggi e appostamenti. Versione sempre negata dall'accusato. La prima udienza era stata fissata per mercoledì mattina, udienza poi rinviata. Ed è proprio mercoledì mattina che il Priolo ha ucciso la mamma di sua figlia inferendole decine di coltellate.
I casi più recenti
Giordana Di Stefano è solo l'ultimo dei tanti casi di femminicidio italiani. Solo nei primi 6 mesi del 2015, sono 56 le donne che hanno perso la vita per mano di mariti, fidanzati o ex compagni.
Il 30 settembre scorso ad Albano Laziale, alle porte di Roma, Carmela Mautone, una maestra di 47 anni viene uccisa a colpi di pistola davanti la scuola dal marito, un carabiniere, Luigi De Michele. La coppia lascia due figli adolescenti.
In provincia di Brescia, un uomo di 41 anni non accetta la fine della relazione con una ragazza più giovane, la uccide e poi si toglie la vita impiccandosi. L'8 agosto, in provincia di Lecce, Sergio Pagano di 45 anni ha ucciso per strada la moglie Rita Paolo Marzo di 41 anni, e poi si è tolto la vita. Si erano incontrati per discutere la fine della loro relazione.
Il 7 luglio a Procida un uomo di 40 anni, reo confesso, uccide la madre, Gioì Cappelli, 70 anni appassionata di arte, spingendola per le scale e poi getta il cadavere dell'anziana in mare. Questi sono solo gli ultimi casi di un fenomeno che sembra non volersi arrestare: ragazze, donne, giovani mamme che vengono uccise per mano di chi dovrebbe proteggerle.