"Come eri vestita?". "Lo hai provocato?". Queste, purtroppo, sono solo due tra gli orribili quesiti che le donne, vittime di violenza si sentono fare. Così facendo è come se si ribaltassero i ruoli: l'attribuzione della responsabilità non è più data all'autore della violenza, bensì alla vittima. E' come se la violenza avvenisse per via di un comportamento inopportuno oppure per un modo di vestirsi “sbagliato”.

Non è così. Ad esempio, se la violenza fosse davvero generata da un modo di vestire poco consono o provocante, le persone non andrebbero più al mare oppure in piscina, dal momento che è soprattutto in tali luoghi che si utilizza un abbigliamento molto "povero".

La mostra

A Milano, presso la Casa dei diritti di via de Amicis, è stata inaugurata una mostra (aperta fino al 21 marzo 2018), organizzata dal Centro antiviolenza "Cerchi d’acqua", per denunciare e mostrare quello che moltissime donne devono subire.

Gli abiti appesi sui muri sono comunissimi: abiti da signora, semplicissimi pigiama, jeans con maglietta, ma anche, purtroppo, costumi da bambina.

Le proprietarie degli indumenti, che hanno tutte seguito un percorso di psicoterapia presso "Cerchi d'acqua", hanno condiviso con entusiasmo questo progetto. Alcune hanno affermato di essere felici di consegnare i loro vestiti, perché, così facendo, se ne sarebbero liberate.

Quello che questa mostra vuole far capire è la violenza sessuale non può essere evitata cambiando abbigliamento o modi di fare. Le donne non acconsentono alla violenza, e questa è l'unica cosa che conta, o meglio, che dovrebbe contare.

La cooperativa

"Cerchi d'acqua" è una cooperativa sociale nata per offrire uno spazio anonimo, gratuito e libero da giudizi, dove le vittime di violenza possono elaborare il trauma. Fa parte della rete di strutture che si occupano di violenza sulle donne, da quella domestica, allo stalking, fino ai casi di abuso sessuale.

La cooperativa, offre accoglienza telefonica, consulenza legale e gruppi di aiuto, ma, soprattutto un percorso psicoterapeutico individuale per ogni donna.

Purtroppo sono quasi 7 milioni (secondo i dati istat) le donne vittime di violenza, in pratica 1 donna su 3. "Cerchi d'acqua", per esempio, dal 2000 al 2016, ha seguito oltre 10 mila situazioni di violenza, di cui 595 solo nel 2017. Fortunatamente i dati mostrano un miglioramento che è dovuto soprattutto a una maggiore consapevolezza delle donne che denunciano la violenza subita.