E' partita la campagna di comunicazione a tappeto da parte delle società telefoniche per avvisare i clienti che dal mese di aprile si tornerà alla fatturazione mensile, in ossequio a quanto stabilito con la legge 172/2017.

Nel prosieguo della lettera, le società rassicurano i loro clienti che nulla muterà a livello di tariffe, perché l'importo annuale sarà suddiviso per dodici mensilità invece che per tredici.

L'antefatto

Da poco più di un anno, le società di telefonia fissa e mobile hanno preso l'abitudine a fatturare ogni quattro settimane.

L'idea di accorciare la durata del mese, facendo sì che tutti i mesi fosse come febbraio, è stato un espediente con cui si è riusciti a tirar fuori un mese aggiuntivo ogni anno. Un po' come se la tredicesima venisse contabilizzata sul calendario in barba alla riforma Gregoriana.

Peccato che l'iniziativa avesse una ragione strettamente commerciale. Infatti, la "tredicesima" inventata non era indicata nell'accordo commerciale di chi ha sottoscritto il contratto che prevedeva una tariffa "fissa e per sempre" a base mensile, cioè in base al mese indicato sulla suddivisione in vigore dei 365 giorni all'anno.

L'intervento dell'Agcom

Il caso era scoppiato già da tempo e alla fine era intervenuta l'Agcom, l'agenzia nazionale delle Comunicazioni, che aveva riconosciuto il danno effettivo. Sottrarre due giorni al mese da raggruppare in un terzo mese virtuale corrispondeva a un aumento dell'8,6%. L'indignazione popolare ha portato a sollevare il caso per il risolvere il quale le società di telefonia si sono prese un bel po' di tempo.

Alla fine di lunga meditazione, non intendendo minimamente rispettare i contratti iniziale, è arrivato il colpo di genio: considerare l'importo nella complessità dei 365 giorni all'anno e non sui 30 o 31 giorni che compongono i mesi.

Chi potrebbe essere il vero danne

Va riconosciuto che, sempre da diverso tempo a questa parte, probabilmente per una presa di consapevolezza di aver fatto ricorso a un espediente, i gestori di telefonia hanno iniziato a proporre i contratti considerando il costo della durata del servizio a quattro settimane.

E' probabile che in quel caso, ci sia poco da recriminare. Chi invece avrebbe più da protestare è il cliente che ha sottoscritto un accordo iniziale "mensile" e si ritrova in virtù di una modifica unilaterale di contratto ad aver subito un ammanco di due giorni.

Ovviamente la lettera termina con la consueta e corretta dicitura che il cliente può recedere dal contratto in qualsiasi momento. Peccato che questo andrebbe maggiormente a vantaggio delle società di telefonia, perché l'eventuale passaggio ad altro operatore comporterebbe il meccanismo di conteggio assolutamente in regola con la nuova trovata: contare l'importo annuale di abbonamento a prescindere dalla sua ripartizione in mesi, settimane o giorni.