Ha appena inaugurato l’esposizione dal titolo Triumphus Visionis (fino al 14 ottobre 2016) di Maria Teresa Ortoleva all’interno della Fondazione Pomodoro (via Vigevano 9, Milano), per il secondo incontro con la Project Room, a cura di Federico Giani, tra la curiosità di molti giunti all’evento per ammirare il riproporsi, in una differente versione, dell’opera già installata nel 2015 all’Università Cattolica del Sacro Cuore e presentata al Padiglione Vaticano durante Expo 2015.

“Il titolo latino quasi fingendo un trattato medievale, farebbe pensare a un’operazione definitoria. – scrive Giani - Al contrario, ciò che Triumphus Visionis delinea è uno spazio aperto di azione, fisica, intellettuale, ottica, che stimola e accompagna lo sguardo in un processo di autocoscienza”.

 Mentre allora, nel 2015, il drappo di chiffon, lungo una decina di metri, realizzato grazie alla sovrapposizione di immagini scelte da database digitali, archivi e motori di ricerca oltre che da planisferi e bestiari, trionfava sullo scalone d’onore dell’Università, ora in Fondazione colloquia intimamente con gli spettatori, in un lieve gioco di riflessi, sostando a mezz’aria, come per proteggere il mondo dell’immaginazione e del gioco. La leggerezza pervade lo spazio, lasciando alla luce la possibilità di oltrepassare i limiti della materia.

Un mix di candore e colore regala una grande tranquillità emotiva.

“Quasi un’arca di Noè, rovesciata contro il cielo – spiega il curatore - una teoria metamorfica dell’esistente nella quale prendono processi immaginativi, tanto storici quanto personali, calati in una dimensione quasi onirica, nella quale superstizione ed empirismo si confondono e convivono”.

 Accompagnano questo lavoro interattivo, una partitura e alcuni disegni al confine tra il conscio e l’inconscio, dominati dal bianco e il nero, stilizzazioni di visioni personali, forse paesaggi onirici. Uno in particolare, tra questi, si pavoneggia, risultando più che mai vivo. Infatti, anziché definire la Ortoleva artista multimediale è opportuno descriverla più come disegnatrice. La forza di una creazione in lei sta nel progetto, nel disegno che antecede la messa a punto di un’opera. In esso risiede la memoria, il seme del concepimento.