Dopo sei mesi dalla morte del ricercatore italiano Giulio Regeni, Amnesty international torna a ricordare il ragazzo perché il suo omicidio non venga dimenticato. Centinaia di persone in piazza hanno acceso una candela alle 19.41, l'ora della scomparsa di Regeni per mantenere alta l'attenzione su questa vicenda, che non ha ancora dei responsabili.
Tanti i cartelli gialli per invocare giustizia, non solo per il ricercatore italiano, ma per tutte le vittime della brutale repressione condotta dal presidente egiziano al-Sisi, repressione che in un anno ha portato alla scomparsa di centinaia di persone.
Tanti gli esponenti succedutisi al microfono, politici e giornalisti, fra cui ricordiamo il deputato Luigi Manconi, il presidente dell'associazione nazionale stampa, Giulietti e il politico Civati. Essi, ad una sola voce, hanno chiesto di non far calare il sipario su questa vicenda, proprio perché il far passare tempo è la tecnica del governo egiziano, in attesa che la cronaca incalzante spazzi via il ricordo di Regeni.
I genitori del giovane, collegati in video, hanno ringraziato i presenti, che aiutano e rincuorano continuamente la famiglia per procedere in questa battaglia irta di ostacoli. La madre ha concluso il suo intervento, chiedendo agli esponenti politici italiani presenti di non fermare le indagini, continuando a pressare l'Egitto per avere risposte.
Tante le voci in piazza che hanno urlato la loro indignazione contro il governo italiano, il quale continua a intrattenere rapporti economici con l'Egitto.
Il passo successivo da compiere per molti, dopo il ritiro del nostro ambasciatore, è la chiusura di tutti i contratti di importazione ed esportazione e di dichiarare l'Egitto paese non sicuro come meta turistica o di studio. Infine, a conclusione del flash mob, Amnesty international ha ricordato l'appuntamento di domani fuori all'ambasciata turca, per denunciare gli abusi e gli arresti perpetrati dal presidente Erdogan, non solo, dopo il fallito golpe nei suoi confronti, ma ormai da molti anni. Gli organizzatori hanno rammentato a tutti che non deve esserci una memoria selettiva, con vittime più degne di attenzione e aiuto di altre, ovunque ci sia un abuso e una privazione di diritti e libertà noi dobbiamo intervenire, così come il lavoro di Giulio Regeni in Egitto ci ha dimostrato.