Lo stress incide sulla memoria, tanto in senso positivo che in senso negativo. Un moderato livello di attivazione psicofisica permette persino di essere maggiormente motivati, rinforza il funzionamento delle capacità di pensiero e di apprendimento, sostenendo il processo di memorizzazione e di recupero dei ricordi. Tuttavia, alcuni tipi di stress, soprattutto quelli protratti nel tempo, che non permettono di ripulire l’organismo da ormoni o da altre sostante biochimiche prodotte in abbondanza nei periodi di sovraccarico, tendono a far dimenticare le cose.

Memoria e stress

Ci sono alcune ricerche che hanno osservato e registrato l’effetto di diversi tipi di stress sulla memoria, ma molte di queste, come ad esempio una delle più famose, condotta all’Ohio University, hanno prodotto risultati che vanno considerati con estrema prudenza. Tali studi, infatti, sono stati eseguiti con metodi stressanti da laboratorio e su soggetti animali, come i topi, che hanno un cervello e un funzionamento anche molto diverso da quello dell’essere umano.

Dimenticare nomi, smarrire oggetti e scordare azioni eseguite

La riduzione del funzionamento della memoria a breve termine è uno degli effetti principali dello stress prolungato e produce conseguenze quali difficoltà a ricordare nomi di persone appena conosciute oppure a rammentare dove sono stati lasciati oggetti, sviluppando anche dubbi sull’aver effettivamente svolto un compito.

Tali cali deriverebbero dall’aumento esagerato dell’ormone dello stress, chiamato “cortisolo”, che, in alcuni soggetti del mondo animale, distrugge le aree del cervello che regolano questo tipo di memoria.

Nell’uomo, come è stato rilevato dai ricercatori dell’Università di Berkeley, lo stress cronico sollecita lo sviluppo di una sostanza, detta “sostanza bianca”, che fa da ponte tra la parte destra e quella sinistra del cervello; contestualmente, si riduce il numero delle cellule nervose che permettono il trasporto delle informazioni nei due lati. Tuttavia, va ricordato che le cellule nervose muoiono anche naturalmente, indipendentemente dallo stress, e che il cervello è dotato di una certa “plasticità”, cioè della possibilità di seguire altre vie per svolgere un compito che prima seguiva un percorso diverso.

L’importante è intervenire prima che si verifichino conseguenze estese e consolidate.

L’apprendimento di consuetudini stressanti

Per sviluppare dei rimedi efficaci, va osservato che il paradosso dello stress non si manifesta esclusivamente a livello fisiologico. Alcune abitudini di attenzione, di pensiero e di risoluzione dei problemi che generalmente aiutano la memoria, infatti, tendono a diventare rassicuranti e vengono riprodotte in eccesso nei periodi di sovraccarico. In questo caso può nascere o amplificarsi un funzionamento ansioso che fa aumentare il rilascio nell’organismo di sostanze attivanti che, in piccole quantità, sono amiche del pensiero e della memoria ma che, in abbondanza, riducono le capacità di attenzione e di riflessione che sono alla base della memoria.

Abitudini quotidiane per contrastare lo stress

Tutti gli studi sullo stress concordano sulla necessità di interrompere gli stimoli che fanno protrarre a lungo la produzione di sostanze che diventano tossiche per il cervello. Ci sono molte abitudini di pensiero, emotive e comportamentali, nonché attività quotidiane, che spesso nei periodi di stress si riducono drasticamente, ma che possono essere sviluppate o recuperate per combattere lo stress.

Fare una passeggiata con l’attenzione fluttuante

Le cosiddette passeggiate meditative, nei periodi di stress, sono molto utili. Indubbiamente è più facile che sia efficace una passeggiata nel verde, ma può andare bene anche un giro in città, a condizione che si riesca a staccare dalle scadenze e dai pensieri negativi per almeno 15-20 minuti.

L’obiettivo è quello a cui mirano molti esercizi di concentrazione, come il Training Autogeno o la Mindfullness: mantenere l’attenzione focalizzata sul momento presente, nel qui ed ora, oppure pensare ad un futuro stimolante. Il trucco è imparare gradualmente, e attraverso l’allenamento, a restare con l’attenzione su stimoli interni (es. sensazioni fisiche, immagini mentali) o esterni (es. colori, oggetti) positivi che permettono un riposo e la ricarica naturale del cervello.

Prendere nota per dimenticare gli impegni

Nei periodi molto pieni si tende a fare troppe cose contemporaneamente ma il multitasking, alla lunga, produce abitudini dannose per l’attenzione che, a sua volta, è la capacità di base della memorizzazione.

Spesso il motivo per cui ci sovraccarica non è soltanto la mancanza di tempo, ma è piuttosto la paura di dimenticare di fare ciò che non viene fatto immediatamente. In tali casi, il rischio, facendo un paragone tra il funzionamento del cervello e quello di un computer, è quello di aprire molti documenti contemporaneamente, iniziando a leggerli tutti insieme. Questo modo di agire rallenta e riduce il funzionamento della memoria, che può entrare in uno stato di blocco proprio come succede ad un pc. Il modo migliore di affrontare il timore di dimenticare è quello di mettersi nelle condizioni di farlo, adottando una “memoria esterna temporanea”, come un semplice blocco di appunti o dei post-it.

Gestire il tempo e personalizzare le strategie antistress

Per ridurre lo stress non serve molto tempo ma è importante apprendere e personalizzare le cosiddette strategie di “time management” (gestione del tempo), definendo obiettivi e dandosi priorità, ma soprattutto imparando a conoscere i propri desideri e limiti, fermandosi per qualche minuto ad ascoltarsi quotidianamente. Quanto ai metodi, non ci sono attività che vanno bene per tutti, ognuno deve trovare quella che gli piace maggiormente, dal momento che è attraverso il piacere stesso che si combatte la spiacevolezza dello stress.