Confermato dalle email inviate meno di una settimana fa ai propri utenti, il servizio di hosting online dropbox ha subito un pesante attacco da parte di alcuni hacker, o meglio pirati informatici in questo caso, che hanno violato la privacy di oltre 68mln account.
I dati ufficiali della violazione
La richiesta della modifica delle proprie credenziali raccomandata dalla mail inviata dagli amministratori di Dropbox è rivolta ai soli utenti proprietari di account creati prima del 2012, anno in cui sostengono siano avvenute queste violazioni.
I dati ufficiali sono stati divulgati da Motherboard (magazine online specializzato in Tecnologia), la quale non appena a conoscenza dei particolari ufficiali non ha esitato a mettere in guardia coloro che usufruiscono del prezioso e utilissimo servizio di hosting. Nonostante sia successo, come detto, quattro anni fa, in questo preciso momento sul web circolano almeno 5 GB di file contenenti l’originale refurtiva digitale. In quel tempo, Dropbox rivelò che l’attacco aveva colpito solamente gli indirizzi mail, senza essere riusciti a risalire alle password, ma le puntualizzazioni ufficiali rilasciate qualche giorno fa, mettono in guardia aziende e privati che da anni si servono di Dropbox per il trasferimento e l’archiviazione temporanea di file più o meno importanti e personali.
Quali sono gli utenti più a rischio?
Chi rischia di più sono ovviamente gli utenti che non hanno mai cambiato password dopo la prima creazione dell’account e chi non rispetta i soliti consigli sulla impostazione dei dati del proprio profilo: come non creare password brevi o elementari, rinunciare alle classiche “1234” o “abc” ormai intuibili da chiunque sappia cosa sia una tastiera e utilizzare i servizi di ‘domande di sicurezza’ in caso di troppi tentativi falliti nell’inserimento dei dati al momento del login.
Come riporta il sito Ansa.it, qualche settimana fa anche altre compagnie del web hanno fatto riemergere vecchie violazioni rimaste nel buio risalenti al biennio 2012-2013. Il caso più grave, oltre a Linkedln e MySpace, è quello che coinvolge Yahoo!, gli hacker hanno già piazzato nel ‘dark web’, meglio noto come ‘deep web’ (insieme di risorse informative non segnalate dai normali motori di ricerca, sfruttate soprattutto per attività illecite) oltre 200 milioni di password, con tanto di indirizzi email, in vendita a pacchetti a circa 1800 dollari.