La regione a Nord della Siria, praticamente stretta tra i confini turco ed iracheno, conta all'incirca 4 milioni e 600 mila abitanti. La popolazione è in maggioranza di etnia e lingua curda. Il sogno delle milizie dell'Ygp che combattono contro lo Stato Islamico è la creazione del primo Stato indipendente curdo, il Rojava, conosciuto anche come Kurdistan siriano o Kurdistan occidentale.

Un progetto duramente contrastato dal regime di Damasco che non ha intenzione di frazionare il Paese già duramente provato da cinque anni di guerra civile ma anche dalla vicina Turchia. Da quasi tre anni, di fatto, il Rojava è amministrato da un governo curdo che non viene però riconosciuto dalla Siria.

Le origini

La questione curda affonda le sue radici nell'antichità. Storicamente discendenti dei Medi, che occuparono la regione mesopotamica nel 612 a.C. dopo la distruzione dell'impero Assiro, i curdi sono dunque da considerare indigeni in quell'area molto più dei futuri conquistatori arabi e dei turchi.

Tra i personaggi storici di etnia curda, ad esempio, figura anche Salah al-Din, il cui nome venne europeizzato in Saladino, uno dei più famosi sultani mediorientali protagonista ed antagonista degli invasori occidentali durante l'epoca delle Crociate. Le persecuzioni nei loro confronti iniziano nel XIX secolo, in tardo Impero Ottomano. La maggioranza della popolazione viveva in quella che oggi è considerata Turchia e proprio Kemal Ataturk, fondatore del moderno Stato eurasiatico, si rese autore di una politica repressiva ai loro danni. Oggi i curdi sono all'incirca 30 milioni ed oltre la metà vive in Turchia mentre il resto è diviso tra Iraq, Iran e Siria. All'odierna situazione del Rojava si è arrivati nel 2012 quando le forze governative di Damasco hanno abbandonato la regione a seguito della guerra civile.

Un anno dopo le milizie dell'Ygp hanno annunciato la formazione di un governo ad interim diviso in tre aree non confinanti, i cantoni di Jazira, Kobani ed Afrin. Le attuali operazioni militari culminate con la presa di Manbij rientrano in un disegno che prevede l'unione di quest'area in un unico Stato. Ciò che colpisce dal punto di vista amministrativo è la forma di democrazia che viene applicata, praticamente estranea alla maggior parte dei Paesi islamici. Basti pensare al ruolo importante rivestito dalle donne nella società curda, dove possono anche occupare cariche politiche e dirigenziali. Senza dimenticare le combattenti al fronte, le cui foto hanno fatto il giro del mondo: allo stato attuale oltre il 30 per cento delle milizie dell'Ygp è costituito da donne.