Le scene di gioia degli abitanti di Manbij, con le donne che bruciavano i burqa per le strade e gli uomini che tagliavano le barbe, hanno fatto il giro del mondo. La città del Nord della Siria era nelle mani dello Stato Islamico da due anni,la presa definitiva di una delle roccaforti del Califfato da parte delle forze del Fronte democratico siriano composto da combattenti siriani e curdi, coadiuvate dall'aviazione statunitense, è di grande rilevanza strategica nella lunga guerra all'Isis. Manbij, non lontana dal confine turco, avrebbe infatti rappresentato una testa di ponte per l'invio di terroristi ed armi in Europa.

L'area attorno alla città è ora sotto il pieno controllo delle forze della coalizione che hanno tagliato la principale via di accesso in Turchia, da dove sarebbero transitati anche molti foreign fighters diretti in Siria. Nel contempo è stata bloccata anche la principale via di fuga delle milizie islamiste sconfitte. La coalizione internazionale starebbe già pensando ad un attacco diretto a Raqqa, la capitale del sedicente Califfato, che potrebbe rivelarsi decisiva nelle sorti della guerra.

Aleppo, prosegue la carneficina

Uno degli aspetti più controversi della questione siriana è sempre stato rappresentato dall'esistenza di due fronti. Entrambi combattono le milizie jihadiste ma non sono alleati ed in futuro, quando l'Isis sarà definitivamente sconfitto, dovranno necessariamente venire a patti per ridisegnare il Paese martoriato da cinque anni di guerra civile.

Scatenare l'offensiva contro Raqqa è sempre stato un pensiero del presidente siriano Bashar al-Assad ma il suo esercito, coadiuvato come noto dalle milizie Hezbollah, dai Pasdaran iraniani e dall'aviazione russa, è attualmente bloccato nel difficileassedio di Aleppo la cui presa segnerebbe non solo la fine delle forze ribelli attualmente asserragliate tra le macerie della città ma anche la sconfitta delle milizie jihadiste di ispirazione quaedista, come l'ex Fronte Al Nusra, che sostengono la guerra contro il regime ma non sono mai state alleate dell'Isis.

Nei giorni scorsi i ribelli erano riusciti ad aprire un varco lungo circa 2 km e largo 900 metri con lo scopo di far giungere viveri ed armi ai combattenti dei distretti orientali ancora controllati dall'opposizione. L'intenzione del regime è quella di chiudere la falla e reimporre l'assedio, la controffensiva dell'esercito regolare siriano è già iniziata ed il primo obiettivo è la rinconquista della base militare di Ramouseh finita sotto il controllo di Ahrar al Sham, una coalizione di milizie jiahdiste del fronte anti-Assad.