L'ex rugbista Dario Del Fabro ha lasciato su Facebook un messaggio straziante: "Sarà il mio ultimo Natale". Il 62 enne ha affermato che con la sua sentenza un Giudice lo ha condannato a morire, negandogli l'assunzione di un farmaco sperimentale per i malati di Sla.
La malattia
Un Giudice del tribunale di Udine ha negato all'ex rugbista Dario Del Fabro di accedere alle cure sperimentali per la sua malattia, la Sla, che lo tiene prigioniero da quattro anni.
Un calvario indescrivibile, che colpisce arti, muscoli e funzioni celebrali in maniera graduale fino a portare alla morte. Non esiste una causa certa della malattia ma una serie di fattori che la farebbero scatenare oltre ad una componente genetica.
Dario Del Fabro avrebbe voluto utilizzare il nuovo farmaco testato nel 2016 negli Stati Uniti, il Gm 604, ma il Giudice del Tribunale di Udine ha deciso di no, nonostante altre sei persone avessero ottenuto in Italia l'approvazione del farmaco tramite l'aiuto in tribunale di un avvocato calabrese. L'uomo si sente abbandonato a se stesso, ha confessato di aver pensato anche all'eutanasia ma di aver poi cambiato idea grazie all'amore per i suoi figli e per la vita.
Non è l'unico
La Sla è definita in Italia una malattia rara, l'acronimo significa Sclerosi Laterale Amiotrofica. I primi sintomi che si avvertono possono essere crampi, debolezza muscolare, dimagrimento, voce dal tono nasale e difficoltà nella pronuncia di alcune parole.
Sono molti i personaggi dello sport e dello spettacolo che si sono ammalati di Sla, se ne citano alcuni:
- Stephen Hawking ,fisico teorico
- Lou Gehrig, giocatore americano di baseball
- David Niven, attore inglese
- Mario Melazzini, medico oncologo e attualmente presidente nazionale dell’AISLA
- Giorgio Rognoni, giocatore nelle squadre Milan, Pistoiese, Foggia e Cesena negli anni sessanta/settanta
"La mia vita è giunta al capolinea" ha scritto Dario del Fabro, che sta lottando con tutte le sue forze per cercare di restare al mondo e veder ancora sorridere i suoi figli accanto a lui.
Secondo uno studio effettuato negli Stati Uniti pubblicato sul Lancet Neurology, sui 137 pazienti affetti da Sla che hanno assunto un farmaco approvato dall'Aifa quest'anno, il Radicut, si sarebbe verificato un rallentamento dei sintomi della patologia che prevede un graduale peggioramento delle funzioni: esso tuttavia non sarebbe un farmaco salvavita.