Sarhtori artista a metà, non solo il titolo del libro, ma anche la sua personale visione della vita. Presente in tutta Europa, con esposizioni di quadri e sculture, e con momenti in cui fa le performance dal vivo, magari circondato da musicisti live. Durante la sua mostra personale dal titolo "the eyes of the soul", ha presentato il suo libro autobiografico. Il contenuto quasi in prosa del volume, vuole dare significato a questo suo lungo viaggio nell'arte e nella vita, citando e raccontando artisti amati e conosciuti come Vasco Rossi, Gino Strada, Franco Summa, dai quali egli prende ispirazione e si confronta.
Dalla prefazione del libro, "l'artista emerge quando la sincerità prende casa nel suo intelletto, Sarhtori vive nel futuro, e guardando i suoi dipinti lo si può capire, sono talmente potenti nella loro semplicità che creano una dimensione psicologica. Un nuovo Io che s'insinua dentro di noi, regalandoci un'emozione nuova".
Facce senza occhi che ti guardano profondamente
A chi appartengono i volti?
"Paradossalmente, i volti nei miei dipinti, anche se sembra che ti guardino, non hanno gli occhi, i quadri che dipingo rappresentano il mio stato d'animo, quindi: la felicità, la tristezza. Le figure rappresentano il mio vivere il quadro.
Ogni dipinto nasce nella mia testa, sotto forma di titolo, per me il titolo è già metà dell'opera".
Qual è l'anima di Sarhtori?
"Forse non l'ho ancora trovata, forse è proprio nel creare i quadri, che si focalizza la ricerca della mia anima, e quindi diventa uno stimolo per continuare a produrre nuove opere".
Perché nel suo personale viaggio nell'arte, oltre alla pittura, entra anche la scultura?
"La scultura parte dall'iniziativa RigenerArt, dove si crea arte attraverso il riciclo della materia, per salvare l'ambiente. I busti sono stati la partenza, sono una mia prerogativa, perché li collego molto alle emozioni che risiedono nel cervello addominale. L'enigma della solitudine, o il capo espiatorio, che sono i titoli delle mie sculture, appartengono alle emozioni di pancia, e quindi non hanno bisogno di avere gli arti".
Sarhtori inchioda alla croce la parola arte
Cosa rappresenta la scultura della croce?
"Ho messo in croce la parola arte, come forma provocatoria, perché nel nostro Paese il ministro Tremonti aveva dichiarato: con l'arte e la cultura non si può mangiare. L'arte e la cultura secondo me, sono la testimonianza dell'esistenza di un popolo".
In questo percorso che ha fatto, qual è il filo conduttore delle sue opere?
"Le emozioni, e la sincerità, mentre faccio fatica a parlare con le persone, nel dipingere posso invece esprimerle senza confini".
Un libro da collezionare
Il libro è un condensato del suo fare arte, scritto quasi in versi, qual è la poesia che lo rappresenta?
"Premetto che parla della felicità, nel senso che io credo che non bisogna pretendere di esserlo sempre.
Si intitola Goccia"
…già la felicità/non è un mare/
nel quale ti immergi…no!/è una goccia/
una goccia di pioggia…/che ogni tanto ti bagna"
Questo libro è diventato un oggetto da collezione, perché?
"Nessuno poteva prevedere che succedesse, è un errore così piccolo e nascosto, ma c'è". Risponde così Sarhtori, basta guardare il dorso del volume, per accorgersi che la lettera H di colore rosso, è slittata un paio di posizioni avanti, e non corrisponde più al suo nome e marchio.
"Le matrici sono andate distrutte, e quindi queste 300 copie sono le uniche che saranno stampate, da qui l'unicità del volume.
Dalla prefazione: "In queste pagine ci sono i colori, ed il sentimento romantico che lui stesso vive, gridando al mondo: siediti con un calice di vino, se è rosso è meglio, fumati una sigaretta e vivi!
Perché la vita è solo questo, perché questo libro parla di Te!".
Forse per nutrire l'arte, molti altri artisti contemporanei, dovrebbero prendere come esempio Sarhtori, sentendosi a metà, così sarebbero in grado di regalarci il meglio della loro arte, raccogliendo l'umiltà, e rendendola unica.