Salendo in Alta Valsassina, a picco sul Lago di Lecco, si incontrano da una parte numerose moto parcheggiate in uno slargo, che guarda giù a fondo valle sul Lago, dall'altra parte della strada c'è un ristoro, Monte Basso. Cosa c'è di così importante per parlare di questo luogo? Una volta entrati nel salone, su una parete, che è stata dipinta più volte, una parte di questa è rimasta ferma nel tempo. La mano ormai abituata a firmare autografi di Marco Simoncelliaveva siglato il muro, lasciando una dedica ai proprietari del posto. Sulla bacheca dei ricordi, in un angolo quasi nascosto, è fissata con una puntina, una foto ricordo.

Assieme ad altre che ritraggono trofei vinti per la caccia, lo sci (passione e sport di famiglia), non si può non notare la capigliatura riccia del SIC.

I motociclisti da turismo conoscono molto bene questo ristoro, perché i gestori mettono a disposizione, oltre al cibo e alla materia prima locale, anche un ampio garage, per riparare le moto durante la notte.

Una montagna che possiede una strada piena di curve al limite, una 'pista' dove Marco veniva per recuperare le forze, dove scaricare lo stress, dove ritrovare armonia e pace, prima di rincominciare a concentrarsi sulla gara successiva.Inutile dire che è un luogo dove l'accoglienza e la gentilezza è di casa, dove trovare un momento per capire la strada percorsa e quella da fare.La televisione è ancora al suo posto, la stessa tv che guardavano tutti alla domenica per seguire le gare del SIC.

Un corteo di tifosi sfegatati, che lo ricordano come se fosse un figlio.

Per il 4° anniversario dal tragico incidente, accaduto il 23 ottobre 2011 durante il Gran Premio della MotoGp nel circuito di Sepang, il dolore della perdita si trasforma in un ricordo, felice, di momenti sereni, dove Marco trovava di nuovo l'equilibrio, lontano dalle masse e dai giornalisti.

Un sorriso, la velocità, e la simpatia

Ci sono campioni che vivono due vite sovrapposte, fatte da un ruolo pubblico e da uno privato. Sentirsi raccontare la vita di questo leggendario motociclista, come un ragazzo semplice, diretto, simpaticissimo, ci trasmette il senso della sua vita. Un'unica personalità, in pubblico e nel privato, vissuta nel raggiungere un traguardo, vivere la pista e la moto, con la semplicità di chi sale in bicicletta e va a fare la spesa.

Un giaguaro, come il suo simbolo sul casco. Un gattone che rilassato sembra inoffensivo, ma quando corre diventa spaventoso.

Un Mito

Marco è un mito, un riferimento per tanta gente, è un bellissimo ricordo nel cuore delle persone che hanno incrociato la sua stessa strada. Un pilota che non dimenticava mai il ragazzo che viveva dentro la sua tuta. Un ragazzo semplice che portava la nonna a sentire il rombo della pista.

In questo luogo, dove bisogna affrontare una lunga salita per arrivare, vive il ricordo di Marco, delle sue battute, dei suoi capelli al vento, del suo amare la famiglia e vivere la compagnia. Un luogo in cui la sua presenza è ancora presente, dove il rombo della moto che si parcheggia sul belvedere sembra evocare il ricordo di un campione.

Dove i motociclisti fanno una sosta, quasi a voler porgere omaggio a quella foto, una tappa a mezza montagna, un saluto e poi in sella fino a raggiungere la vetta. Un luogo dove lo sguardo all'orizzonte, ci fa guardare verso le montagne innevate, ci fa percepire il senso di libertà, l'emozione dell' altezza, la forza che la natura può donare a chi ha la sensibilità di ascoltarla.

Forse è stato solo un caso, guardare quella dedica o quella foto, forse è necessario imparare a guardare lo sport del motociclismo con il rispetto verso il pericolo, forse come per tanti campioni intramontabili, anche per Marco Simoncelli era giunto il momento di diventare "leggenda", e così è stato. Il numero 58, il simbolo del giaguaro, i capelli ricci sparati, quella risata sempre disponibile, lo hanno fatto diventare SIC. Ed è così che lo vogliamo ricordare.