Dedicata a tutti i nostalgici dei primi Marillion, quelli con alla voce il gigante scozzese Fish e i suoni impregnati di progressive rock. Anzi di new progressive, come venne chiamato all’epoca. Saranno i Mr. Punch i protagonisti della serata di venerdì 27 novembre al Teatro di Milano. Suoneranno nell’ambito di una rassegna dedicata alle tribute band che ha già visto esibirsi, tra gli altri, anche i Get’em Out con il repertorio dei Genesis di Peter Gabriel. E il riferimento non è casuale perché furono proprio i primi Genesis la band a cui furono subito accostati i Marillion.

Ma non ricordateglielo perché – all’epoca – si infastidirono un po’ di questo continuo paragone. Anche a ragione.

I portabandiera del new prog

Sì, perché se è vero che all’inizio il modello ispiratore fu quello, è altrettanto vero che dopo i Marillion seppero trovare una loro via originale al progressive che li portò, tra l’altro, al grande successo di Misplaced childood prima e alla ricerca di nuove sonorità dopo con l’avvento del cantante Steve Hogarth, molto diverso da Fish.

Al Teatro di Milano i Mr. Punch eseguiranno però il secondo album dei Marillion, quel Fugazi che dopo il capolavoro d’esordio “Script for a jester’s tear” fu la conferma, per molti, di avere ritrovato una nuova grande band di progressive rock in un periodo dominato da suoni elettronici danzerecci e gruppi di bellocci con capelli cotonati, creati per fare colpo sulle adolescenti innamorate.

E mentre le band storiche degli anni ’70 venivano sommerse dalle nuove facili mode o, in qualche caso, viravano verso sonorità più pop per adeguarsi (vedi gli stessi Genesis superstiti), i Marillion in misura maggiore – ma anche altri gruppi meno conosciuti come IQ, Twelfth Night, Pendragon, Pallas – negli anni ’80 diventarono la bandiera cult delle sonorità prog. Sonorità nuove per i più giovani, con echi lontani - pur se adattati al nuovo decennio - per chi aveva qualche anno in più.

E se questi echi, nel caso dei Marillion, vennero in modo un po’ semplicistico considerati genesisiani, gli ascoltatori più attenti seppero invece cogliere e apprezzare le differenze, a cominciare dalla chitarra in primo piano (ed è proprio Steve Rothery la vera mente compositiva del gruppo) e dai suoni spesso più aggressivi, come si può sentire proprio nel pezzo di apertura dell’album “Fugazi”: “Assassing”, un brano che di genesisiano non ha nulla.

Menestrelli e camaleonti

Comunque la pensiate, quella dei Marillion è stata ed è ancora – al di là delle facili etichette giornalistiche – musica di grande qualità. Così come anche quella – pur tra alti e bassi – del suo primo carismatico cantante Fish. E in mancanza dell’originale, lasciarsi sfuggire una serata all’insegna di suggestioni oniriche - con camaleonti e menestrelli dalla lacrima facile - sarebbe un vero peccato.