Per chi ascolta rock progressivo, ma non conosce i LogoS, il loro ultimo album “Sadoko e le mille gru di carta” è un'occasione da non perdere. Il disco è un insieme di suoni che affondano le radici nella migliore tradizione progressiva italiana. Piacerà a chi ogni tanto magari riascolta con nostalgia “Darwin” del Banco del Mutuo Soccorso oppure ha la collezione degli album delle Orme. Ma potrebbe stupire anche un ragazzo giovane alla ricerca di suoni diversi e più profondi rispetto a quelli a cui forse è abituato. Le tastiere la fanno da padrone, con maestose scorribande "emersoniane” perfette gli amanti del genere, come si sente ad esempio nel brano "Paesaggi in insonnia", dove si sentono echi di "Tarkus" degli Emerson Lake & Palmer.

In tutto l'album l'approccio è progressive nel senso migliore del termine, con lunghi momenti sonori, strutture musicali articolate, brani che superano i dieci minuti come "Un lieto inquietarsi", "Zaini di elio" e la stessa "Sadako e le mille gru di carta".

Un progetto curato dalla musica ai testi, fino alla grafica

Ma a colpire dei LogoS è soprattutto l’approccio d’insieme. Si parte dalla Musica, ben suonata, e si prosegue con i testi, molto curati. Come si legge nel libretto del Cd “Sadako Sasaki aveva due anni il giorno in cui venne sganciata la bomba su Hiroshima. Riuscì a sopravvivere, ma si ammalò di leucemia qualche anno più tardi. Una leggenda giapponese narra che chi piegherà mille gru con la tecnica degli origami vedrà i propri desideri esauditi.

Sadako iniziò a piegare mille gru, ma morì”.

Va ricordato che dopo la bomba atomica circa il 20% dei sopravvissuti morì per le gravi malattie causate dalle radiazioni. Alla fine del 1945 le persone uccise a Hiroshima o Nagasaki sono state circa 200mila. Oggi a Sadako sono dedicate due statue: una a Hiroshima e un'altra a Seattle, negli Stati Uniti.

I testi dei LogoS sono così un monito a ricordare Sadako contro tutte le guerre che ancora oggi insanguinano il mondo.

Dopo questa premessa è più immediato comprendere il significato del loro video, un altro momento indovinato della band. Ottima musica, testi profondi, video curati, ma anche una bella copertina con una grafica raffinata e di impatto.

Sadako, una storia da raccontare in teatro

La storia di Sadako è così toccante che meriterebbe di essere proposta anche come cortometraggio oppure in teatro, sarebbe il completamento naturale di un progetto valido in tutti i particolari. Perché, alla fine, sono proprio i particolari che fanno la differenza. E i LogoS dimostrano di averlo capito molto bene.