È andata in onda ieri sera su Rai1 la fiction Baciato dal sole, un tentativo da parte di Mamma Rai di fare luce sul talent e su ciò che regna in televisione. Continua la stagione dell'autoreferenzialitá televisiva, ovvero quel meccanismo che spinge soprattutto il genere della fiction a raccontare la televisione stessa e/o i suoi personaggi. La Rai è esperta nel campo e non perde occasione per raccontare e raccontarsi.
Ma se gli riesce sempre bene, stavolta no. Stavolta ha fatto una miscela di cose, di elementi, di prospettive totalmente in contrasto tra loro, ed è stata incapace di dare un taglio definito alla produzione. Baciato dal sole sembra essere una retorica che mette insieme tutto ciò che il pubblico dice a proposito dei talent, del televoto, dei voti della regia dei programmi che sono truccati. Non solo, illustra le gerarchie che stanno dietro alla produzione televisiva, con i classici ruoli del Direttore cattivo, del dipendente che vuole cambiare il sistema e dei nuovi arrivati che non perdono tempo per aggiustarsi sul lavoro.
Questa fiction mette tutto in luce senza rendersi conto che dice al pubblico che ciò che pensa può soltanto essere vero.
Gli effetti
Sfrutta la vecchia retorica e diceria un po' anni 80, quella che si va in televisione per fare due soldi ed aiutare la famiglia, attraverso la storia dell'umile ragazzo di provincia che vuole aiutare il padre a risolvere problemi economici. Questa visione estremamente vintage, si incrocia con il moderno, con l'attore protagonista che viene dal web - Guglielmo Scilla, detto Willwoosh - estremamente noto su YouTube,
Scelta indicatrice di voler produrre una serie moderna e social, e di cercare di catturare in particolare la fascia più giovane del pubblico con un personaggio del mondo moderno facente parte del popolo di internet.
Ma tutti sono tentativi fallimentari.
La visione
La visione della fiction da parte di un occhio esperto porta a pensare: "perché tutto questo?". Perché cercare di mettere in mostra il dietro le quinte della televisione di oggi, andando ad alimentare la disaffezione che il pubblico sente già di fronte alle reti generaliste? I giovani soprattutto, proprio quel pubblico che invece la Rai cerca di conquistare producendo una fiction aspirante social.
D'altra parte ci stanno le altre generazioni: ma a loro cosa interessa vedere sullo schermo per esteso ciò che già pensano? Se non per fare una battuta del tipo "ah lo fanno pure vedere cosa c'è dietro loro stessi!". Peccato, perché senza tutta la retorica, senza esasperare l'attenzione sui meccanismi televisivi, ma mettendo al centro maggiormente la storia di Elio, forse sarebbe riuscita bene.