Troppe volte leggiamo lamentele di genitori che vedono discriminati i loro figli e trattati da "diversi" per la loro disabilità. E così l'esclusione parte spontanea, che si tratti dell'ammissione in un centro estivo (i così detti "campi solari") o che si tratti dell'inserimento all'interno di qualcosa di più ricreativo o apparentemente frivolo (d'altronde anche il divertimento è un diritto, no?).

Leggevo ad esempio che un bimbo con Sindrome di Down era stato scartato da una nota agenzia di moda perché nonostante la sua evidente bellezza non rispecchiava i canoni "standard". Assurdo veder fare certi discorsi nel 2017, in un Paese civile.

Per fortuna però non tutti ragionano in questo modo e ogni tanto spuntano anche delle belle notizie. Per la prima volta, infatti, è comparsa in una pubblicità della Fisher Price, una nota marca di giocattoli, una bambina con Sindrome di down. L'azienda produttrice ha lanciato una campagna pubblicitaria mostrando due bimbi alle prese con i loro giochi: due piccole automobili e un castello.

“Crediamo che le aziende possano contribuire a dare un nuovo futuro a tutte le persone che convivono con disabilità, iniziando dal considerarle come utenti cui indirizzare i loro prodotti”. A parlare è Kathryn Driscoll, la fondatrice della onlus no-profit "Changing The Face of Beauty", che si batte appunto come dicevamo ad inizio articolo per eliminare i canoni e i preconcetti stabiliti dalla società moderna in fatto di bellezza, dando voce a chi viene discriminato a causa della propria disabilità. E lo fa, appunto, attraverso la comunicazione.

Oltretutto c'è da considerare il fatto che sempre più aziende stanno scegliendo una policy inclusiva che prevede "giochi per tutti", anche laddove ci siano dei particolari bisogni: è questo il senso del gioco, imparare e crescere ma soprattutto relazionarsi e socializzare con il proprio gruppo di pari, affinché gli insegnamenti più importanti siano quelli volti al rispetto e all'uguaglianza, al di là delle apparenti diversità.