Che effetto fa avere tra le mani l'ultimo libro di Beppe Viola - con scritti di Marco Pastonesi, Giorgio Terruzzi, Marina Viola - "Sportivo sarà lei (pagg. 248, euro 17; Quodlibet edizioni)"? Ci riporta indietro nel tempo, ma non integra nessun sentimento vintage. Viola, morto nel 1982, entra in Rai nel 1961, e fa in tempo quindi a vedere un'Italia che dal centrosinistra si trasforma in un pentapartito asfittico a qualsiasi cambiamento.
Anche la Rai, l'azienda che l'ha assunto è come un ditta "non premia, non punisce". E chi ha spirito di finezza ed orgoglio aziendale è destinato a rimanere ai margini. Ricordo una telecronaca di Viola ai mondiali di Spagna del '82, quando lo sceicco fece annullare da un arbitro russo il goal regolare che Giresse aveva fatto ai kuwaitiani. Ecco Viola in questi casi aveva modo di sfruttare il suo temperamento da simpatico pirla e giù risate a sganasciate. In quel tempo agelasta dove ancora un politico democristiano poteva condizionare programmi e palinsesti era chiaro che anche un talento giornalistico, ma anche teatrale, poetico, istrionico come lui non poteva avere una vita facile in un'azienda che sempre alla politica è stata e sarà sempre legata.
Un libro pieno di canovacci, con ironia e 'mani pulite'
Per il resto il libro è un viaggio nel mondo di un padre particolare, che le sue figlie - c'è una prefazione di Marina, struggente nella sua semplicità - ancora rimpiangono, per il vuoto che ha lasciato. Ma soprattutto nelle sue idee, così svariate ed originali che spesso rimanevano sulla carta (ma che molti poi dopo hanno sfruttato facendo anche bei soldi). Con lui muore anche una certa Milano che perso Brera, Gaber, Iannacci, con Rivera in grisaglie e Mazzola ai giardinetti, oggi non avrebbe senso, ma che all'epoca era un tale calderone di impresa, talento, arte, canzone, etc... C'è nel testo una scaletta di domande che il giornalista Viola avrebbe voluto fare al neo presidente della Rai Sergio Zavoli: a rileggerla ora anche le linee guida di un sito di news andrebbero in tilt.
Dai politici invasivi in ogni sfera della vita pubblica siamo passati al governo soft ed amichevole dei tecnocrati dell'informazione, dell'economia e della comunicazione. Quando confezionava magazine per arrotondare, invece, Viola rispettava ogni regola deontologica, prima che fosse posta, "senza grandi ambizioni se non quella di cavare qualche soddisfazione mantenendo le mani pulite". Sentendo un'esigenza prima che poi avrebbe cambiato il Paese.