Una decina di minuti di applausi ha salutato la prima assoluta del Satyricon riscritto da Francesco Piccolo, con la regia di Andrea De Rosa, nella cornice del Teatro Grande, come terzo appuntamento del Pompeii Theatrum Mundi. Liberamente ispirato al Satyricon di Petronio, in realtà con la sola presenza del lacerto del “funerale di Trimalcione”, ospitava già una scenografia inedita: un trono coperto e trasparente assieme, presentava su un piccolo trespolo un water dorato, dove un Trimalcione romanesco (il bravissimo Antonino Iuorio) era il maestro della festa.

Attorno a lui giravano cinque donne e tre uomini, tra cui spiccava come figura centrale Fortunata (Noemi Apuzzo), una vegana-animalista nuda che impersonificava l’anima bella. Gli altri protagonisti si alternavano in frasi fatte e coreografie ritmate.

La 'decadenza' odierna

I temi della decadenza del linguaggio si mischiavano a canzoni degli ’80, mentre la ricerca della festa e dell’annichilimento ritmava il tempo che sembrava sospeso nella sua inutilità. In questa postmodernità, dove tutti i linguaggi avevano lo stesso tenore vuoto dei luoghi comuni che si rincorrevano nella ripetizione vacua e ritmica, il coro formato dalla signora disperata (Alessandra Borgia), la donna delle canzoni (Francesca Cutolo), la ragazza anoressica (Serena Mazzei), l’intellettuale (Michelangelo Dalisi) e l’attrice impegnata (Anna Redi), dava tema e brusio all’azione.

Il trio Encolpio (Flavio Francucci),), Gitone (Andrea Volpetti), Ascilto (Lorenzo Parrotto) completava la narrazione che assumeva le sembianze di una Babele isterica e disperata.

Alla fine resta la speranza?

Temi alti come la fragilità, necessità ed urgenza ed il dolore, si alternano a spezzoni privi di senso. Trimalcione (“quando c’hai fegato non ti basta mai”) rappresenta il potere dei soldi per i soldi e faceva da contraltare a tutte le culture che avevano rappresentato negli anni ’70 la speranza di un cambiamento, ma che ora risultavano vuoti orpelli di chiacchiere.

Il cibo (food) veniva a rappresentare il paravento di questa eterna festa nella sua declinazione di sofisticheria verbale. Ultimo atto dello spettacolo il funerale di Trimalcione, con la scena madre dell’amore-istante con Fortunata e con il finale apprezzato: con l’emersione della speranza dal vaso di Pandora esiodeo (“si può cambiare”).

Venerdì 5 e sabato 6 luglio le repliche alle ore 21. La rassegna Pompeii Theatrum Mundi si chiuderà nel finde settimana dall'11 al 13 luglio con uno spettacolo di danza, Il paradiso perduto. Leela, con le coreografie dell'israeliano Noa Wertheim e con la Vertigo dance company, sempre nell'Arena Grande del Parco Archeologico di Pompei.