C'era una volta il Paron Rocco. C'era una volta Carletto Mazzone. Sono stati loro i padri calcistici di Gianni Rivera e di Francesco Totti. Li viziavano, li coccolavano, traevano gioia dalle loro giocate deliziose. Oggi invece bisogna "fare metri", bisogna correre. I piedi, gli assist, la classe: tutte cose che vengono dopo. Era così per Ulivieri, Capello e Lippi "contro" Roberto Baggio, è stato così per Giagnoni "contro" Rivera, ed è così per Spalletti "contro" Totti. Il fuoriclasse che oscura l'allenatore non va bene, soprattutto agli occhi dei compagni: prima il collettivo, prima il gruppo.

Ed è così che nascono gli obbrobrii calcistici. Come i 6 minuti di Gianni Rivera a Città del Messico nel 1970, come i 10 minuti di Francesco Totti nel derby di ritorno del 2017 in Coppa Italia contro la Lazio.

Spalletti come lo Zio Uccio: perdo io, ma perdi anche tu...

Entrambi toscani, anche se figli di epoche diverse e di mondi lontani fra loro. Ma l'impietosa macchina del tempo li ha accomunati in quelle interminabili storie del calcio che fanno giri strani e poi ritornano. Nel lontano 1970, Ferruccio Valcareggi era costretto a mediare con le potenze nerazzurre dello spogliatoio della Nazionale. E fu così che dopo il gioiello di Rivera nella Semifinale contro la Germania, il Gianni all'inizio del secondo tempo della finale con il Brasile rimane seduto.

Salvo poi, a partita ormai persa, venire schierato contro l'invincibile Pelè: i famosi "6 minuti di Città del Messico" che avrebbero inseguito per sempre lo storico Ct azzurro. Per Spalletti non sarà la stessa cosa, l'episodio non passerà agli annali con la stessa fragorosità della mancata staffetta dell'Atzeca. Ma i 10 minuti di Totti, messo in campo a finale di Coppa Italia ormai persa e con la Lazio ormai già qualificata, appartengono allo stesso ambito, alla stessa sfera.

Io sono l'allenatore e nel gruppo nessuno è intoccabile. Quasi una sorta di reazione a quella recentissima puntatona televisiva in cui, con Totti ospite, Maurizio Costanzo ha quasi infierito contro Spalletti. A proposito di Costanzo: chissà come l'avrà presa, ci sembra di vederlo, con gli occhi sbarrati e le sopracciglia innalzate.