E' difficile analizzare il momento critico che sta passando l'Inter senza farsi travolgere dagli isterismi social. Proviamo a farlo mettendo da parte l'innata voglia di trovare un capro espiatorio a qualunque costo, di coloro che - sotto sotto- hanno un godimento nelle sconfitte, perché possono dire che avevano ragione e da fine agosto hanno dovuto reprimersi. Ma questo è il sottile mistero del masochista tifo interista.
Tutti avremmo firmato per un girone d’andata con sole due sconfitte, con gli scontri diretti da imbattuti, con zero gol subiti tra San Paolo e Allianz Stadium. Questi sono risultati che un gruppo mediocre molto difficilmente avrebbe raggiunto.
Esistono ragioni fisiche
La rosa è corta e non è una novità. Sembrava essere sufficiente a centrare l'obiettivo della CL, ma il fiatone che hanno i giocatori ultimamente, spinge a considerare degli innesti a gennaio. Principalmente a centrocampo con un regista ed una punta di sostegno. Non è una valutazione equilibrata quella di chi piange mediocrità di rosa e dirigenza, cosi come non lo era quella di chi fino a venti giorni fa parlava di scudetto, o di chi tra poco inserirà anche il Benevento tra le rose più complete e tecniche di quella nerazzurra .
Esistono ragioni psicologiche
Questo lo ha compreso chiaramente Luciano Spalletti : “Bisogna che risolva certe cose, si ha più problemi quando si pensa che altri debbano risolvere i nostri problemi...Ora siamo ricaduti in un’involuzione nella qualità del gioco. Però i gol vanno segnati quando le chance le crei perché altrimenti al “qui funziona così” dai più peso e perdi convinzione di poterla portare a casa". Le tre sconfitte fanno paura. Buttare al vento le occasioni da gol, autoalimenta la convinzione che non si possa fare nulla. Questo accade quando pur avendo buoni giocatori la personalità scarseggia.
Esistono ragioni tattiche e il FPF
Spalletti è l'artefice di tutto quello che di buono è stato fatto fino ad ora.
Proprio per questo dovrebbe smetterla di incaponirsi sul mono modulo , anche se ha dato soddisfazioni. Puntare sull'imprevedibilità ( Karamoh quando ha giocato è sempre stato positivo) per sparigliare le carte agli avversari. Tra Joao Mario e l'Inter il feeling non è mai scattato. Tra un minutaggio mai troppo generoso, nonostante i 45 milioni sborsati nelle casse dello Sporting, prove spesso opache e, in generale, l'incapacità di diventare un serio candidato per il ruolo di trequartista centrale, dove pure gli interpreti "veri" del ruolo non abbondano. Ormai anche le sostituzioni sono diventate prevedibili. I paletti del FPF dell'Uefa non sono un invenzione di Suning . Il calcio è cambiato le società finanziariamente solide fanno anche risultati. Il refrain è sempre quello, prima si vende poi si compra.