Poco prima di Natale da un C 130 dell'Aeronautica Militare decollato dalla Libia e atterrato a Pratica di Mare, nei pressi di Roma, sono sbarcati 110 migranti, di cui 40 bambini. Un secondo aereo decollato poco dopo, stessa partenza e stesso arrivo, con a bordo altri 52 migranti, è atterrato in tarda serata. Questi migranti provengono dai centri di detenzione libici e sono stati scelti da personale dell'UNHCR fra le persone in maggiore difficoltà. Giunti in Italia, questi migranti saranno inseriti nel sistema Spar della CEI, che prevede il coinvolgimento di 16 diocesi sparse in tutta Italia.

Dalle prime dichiarazioni dei vari responsabili l'operazione proseguirà per tutto il 2018 e interesserà fra i 5.000 ed i 10.000 migranti. Non possiamo che plaudire per questa iniziativa, che restituisce al nostro paese i livelli di dignità, rispetto dei valori umani e attenzione alle persone che gli competono.

Lo strano caso del ministro Minniti

Resta da comprendere l'atteggiamento e la posizione del ministro dell'interno Marco minniti, capace di definire l'avvenimento "giorno storico", "abbiamo sottratto degli esseri umani sottraendoli ai trafficanti" e "questo non è che l'inizio". Anche in questo caso non possiamo che plaudire alle parole del ministro, senza però scordare come quelle attuali siano in profonda distonia con altre, pronunciate dal medesimo ministro, nei mesi precedenti.

Il contrasto alle ONG

Per quale motivo ci si è accaniti contro le navi delle ONG che svolgevano nel Mediterraneo un ruolo primario nella salvezza di vite umane e che nessun altro organo, sia nazionale che europeo, poteva svolgere? Perché all'inizio della diatriba ci si è ostinati a pretendere che a bordo delle navi fossero presenti persone armate (fatto impossibile da applicare sia per statuti di alcune ONG che per la diversa natura che avrebbe potuto imporre alla loro missione)?

Per quale motivo i migranti allora erano un pericolo per la stabilità della democrazia nel nostro paese? Lieti del cambio di linea, ma alcuni chiarimenti sarebbero necessari.

La libia e l'Europa

Cosa ha spinto il ministro a recarsi in libia per stringere accordi con i "sindaci" libici, ben sapendo che questo ruolo istituzionale non è mai esistito in Libia e che in realtà ha concordato, con gli stessi capitribù che gestivano il traffico illegale dei migranti, accordi tesi alla chiusura nei centri detentivi degli stessi migranti?

Cosa ha spinto l'Italia a cercare (e trovare) l'appoggio meramente economico di Germania, Francia e Spagna? A cosa è servito tutto questo se non a rallentare solo nei primi mesi gli sbarchi ripresi proprio in questi giorni, nonostante le pessime condizioni meteorologiche? A cosa è servito l'invio dell'ambasciatore Cantini al Cairo? A scambiare la verità sull'assassinio di Giulio Regeni con un contatto con il generale libico Haftar, molto vicino ad Al Sisi? Anche su questi punti un chiarimento sarebbe necessario.

Perché?

Ribadendo il pieno appoggio alla nuova e felice linea di Marco Minniti, non ci si può però esimere dal domandarsi quale sia stato il motivo che ha imposto il mutamento delle decisioni.

Avviandoci ormai alla fine della legislatura e vicini alla tornata elettorale, una delle possibili tesi potrebbe essere che un sondaggio abbia rivelato i malumori della sinistra del PD per le precedenti decisioni assunte dal ministero dell'Interno. Chi lo sa?