Dopo Piero Ausilio, Gianluca Di Marzio continua la serie di interviste ai personaggi del calcio nerazzurro. Questa volta è toccato a Massimo Moratti il “presidentissimo” dell'Inter del triplete. L'imprenditore che, dalla metà degli anni novanta alla prima decade del Duemila, ha rappresentato per tutti i tifosi nerazzurri la passione e l'amore per quei colori e per tutto il mondo del calcio un esempio di stile e signorilità.

Moratti definisce la decisione di rilevare l'Inter come “Un enorme stupidaggine” dal punto di vista strettamente imprenditoriale.

Del resto è noto come spesso abbia attinto dal suo patrimonio personale per ripianare il bilancio del club. Ha segnato l'epoca romantica dei presidenti-tifosi (come Silvio Berlusconi per il Milan o Franco Sensi per la Roma) che nel calcio attuale, nel quale le società sono gestite come aziende, non sarebbero sopravvissuti.

Tornando agli inizi della sua presidenza, Massimo Moratti spiega che era entrato nella società per acquistare Cantona ed Ince. Obiettivo raggiunto solo al 50 per cento e come afferma l'ex presidente: ”Se avessimo preso anche Cantona avremmo avuto risultati iniziali diversi". Eppure quel primo anno, arrivò anche uno sconosciuto Javier Zanetti di cui sia Moratti che Di Marzio non parlano.

Moratti, Il Chino e Il Fenomeno

Massimo Moratti ricorda che non frequentava assiduamente i calciatori fuori dal campo, ma indubbiamente con alcuni di loro ebbe un legame affettivo speciale, a prescindere dalle loro qualità.

Sarà così, comunque i due giocatori a cui il nome di Moratti è spesso abbinato sono Alvaro Recoba detto Il Chino e Ronaldo, mitico Fenomeno, atleti di innate doti tecniche.

Il primo genio e sregolatezza: "Il sinistro più bello che abbia mai visto", dice l'ex patro; mentre il secondo sarebbe stato immenso senza i problemi fisici: “Il suo acquisto mi presentò al calcio, lo facemmo a sorpresa- continua Moratti- con Ronaldo ci siamo voluti bene, io avevo sempre paura dei suoi infortuni”.

Moratti il mangia-allenatori

I rapporti con gli allenatori per Massimo Moratti sono sempre state passioni fugaci, tranne le eccezioni di Roberto Mancini e Josè Mourinho. Durante la sua presidenza le panchine sono cambiate sedici volte. L'allenatore che sfruttò al massimo le potenzialità del Fenomeno fu Gigi Simoni, da Moratti considerato una splendida persona. Proprio a Simoni è legato il ricordo dolce-amaro del 1998, una stagione bellissima culminata con la conquista della Coppa Uefa a Parigi, ed una “tragedia calcistica” come la definisce Moratti, riferendosi al famigerato episodio Ronaldo-Juliano nella partita Juventus-Inter.

Amarcord decisamente più triste, quello nei confronti di Hector Cuper, per il pessimo rapporto che l'allenatore argentino aveva con il fuoriclasse brasiliano e soprattutto per il 5 Maggio 2002: "La delusione più grossa.

Ma non si può incolpare solo Gresko”-rammenta Moratti che svela: ”I giocatori erano convinti che la Lazio si sarebbe arresa per non fare un piacere alla Roma".

Con Roberto Mancini, con cui aveva già avuto dei contatti quando giocava, ci fu un accordo immediato. Mentre per Mourinho, Moratti fu folgorato da una conferenza stampa del mister portoghese prima della semifinale di Champions tra Porto e Deportivo La Coruna, la leadership espressa dal "vate di Setubal" era quello che ci voleva all'Inter. C'è anche un sogno rimasto nel cassetto, l'ingaggio di Carlo Ancelotti che ha sempre interessato Moratti per le sue capacità di gestione delle squadre, persona concreta e mai fanatica.

I colpi da spiaggia: Figo e Snejider

Moratti svela due colpi di mercato, sostanzialmente avvenuti in spiaggia. Luis Figo venne ingaggiato in un bar sul mare, dove l'ex presidente scrisse su un tovagliolo la cifra da portare al suo braccio destro, per la definizione contrattuale. Anche l'acquisto di Wesley Snejider nacque in spiaggia, quando il figlio gli presentò il gestore di un bar, grande tifoso interista, che riteneva l’olandese un perno indispensabile del centrocampo, consiglio che Moratti ascoltò.

Moratti crede in Zhang: 'Ha grandi doti imprenditoriali'

L'ex presidente nerazzurro parla anche del nuovo corso dell'Inter e spiega le ragioni del suo ritiro, una scelta ponderata e nega di aver pensato ad un rientro: "Quando decidi di farti da parte, capisci che hai fatto il tuo tempo"afferma Moratti. A questo punto è meglio dare delle opportunità a chi,come Steve Zhang, ha un approccio diverso e pur essendo giovanissimo: "Ha grandi doti imprenditoriali e buon senso. Credo molto nel suo lavoro".