Un modo per "metter a dormire" il cancro: sarebbe questa la scoperta al centro di uno studio condotto da un team di ricercatori australiani, i quali avrebbe scovato le modalità con cui il nostro sistema immunitario riuscirebbe a mettere a “tacere” le cellule tumorali, obbligate in una sorta di stato dormiente. La ricerca è un ulteriore passo in avanti nello sviluppo di tecniche di immunoterapia, in grado quindi di bloccare la crescita di un cancro per un periodo di tempo indefinito.

Una nuova arma

Gran parte della ricerca moderna si è concentrata principalmente sull’elaborare strategie atte a distruggere completamente le cellule maligne, per eliminare radicalmente il problema che ormai affligge svariati strati della popolazione mondiale in ordine di età. Ma, ormai da tempo, molte ricerche hanno condotto gli scienziati a comprendere che, in alcune situazioni, un tumore maligno può entrare in una fase di stasi per periodi molto lunghi senza coinvolgere altri organi oltre quello di partenza e, al contempo, senza causare alcuni dei sintomi noti della patologia.

Questo processo è chiamato “Cancer-immune Equilibrium” e, nonostante si sappia che al centro ci sia l’operato autonomo del sistema immunitario, il funzionamento preciso non è ancora chiaro.

A questo proposito, uno degli autori dello studio in questione, Jason Whaitman, ha dichiarato: “Non era ancora chiaro quale fosse il meccanismo che manteneva sotto controllo lo sviluppo di un tumore. Tutto quello che sapevamo è che esisteva una sorta di “scatola nera” in grado di rivelarci informazioni correlate allo stato dormiente del tumore”.

Un passo in avanti

La ricerca si è concentrata su di un tipo di cellula chiamata “Tissue Resident Memory” (TRM), la quale sarebbe stata identificata la prima volta poco meno di 20 anni fa. Le cellule TRM, le quali funzionano in modo diverso rispetto alle altre “colleghe”, sarebbero state osservate nelle loro operazioni di contrasto della malattia in tempo reale, studiando lo schema di sviluppo di un melanoma della pelle di un topo attraverso una innovativa tecnica di imaging, ottenuta con l’utilizzo di uno speciale microscopio.

In questo modo, è stato possibile osservare gli eventi direttamente correlati all’entrata in campo delle cellule TRM, la cui artificiale rimozione da parte dei ricercatori avrebbe causato un’immediata crescita della massa tumorale. Naturalmente, la cosa ha indotto i ricercatori ad assegnare un ruolo fondamentale delle suddette cellule nel processo di “stasi” del melanoma. Già in passato, era stato riscontrato da alcuni studi che i pazienti con livelli maggiori di cellule TRM, rispondevamo meglio ai trattamenti anti-tumorali.

“Il prossimo passo è definire i meccanismi che portano all’attivazione del processo, in modo da poterlo innescare artificialmente”, ha dichiarato il Waithman, “Speriamo che il nostro studio conduca ad un modo per mantenere un tumore in uno stadio dormiente e, effettivamente, curare le persone”.

Il cancro in Italia

In base ai dati forniti dal Ministero della Salute, basati su di una ricerca condotta dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica-AIOM, i nuovi casi di tumore stimati nel nostro Paese durante il 2018 ammontano a circa 373.300, con un incremento di circa il 10% rispetto all’anno precedente. Il tumore più frequente in Italia è quello della mammella, con 58.000 casi nel 2018 rispetto ai 51.000 del 2017. Al secondo posto, in questa triste classifica, troviamo il cancro al colon retto, fortunatamente in lieve ribasso (51.300 casi nel 2018 contro i 53.000 del 2017). In ogni caso, le percentuali di sopravvivenza nel nostro Paese restano incoraggianti: dati alla mano, circa il 63% delle donne e il 54% degli uomini sono vivi a 5 anni dalla scoperta della patologia, con l’Italia che si attesta a livello superiori alla media europee seppur l’accesso e la qualità delle cure siano piuttosto differenti da regione a regione.

In tal senso, secondo l’indagine condotta, al Nord si registrano i migliori tassi di sopravvivenza, con Emilia- Romagna, Toscana e Veneto sul podio. Al contempo Sicilia, Sardegna e Campania occupano le ultime tre posizioni. Un altro dato incoraggiante è che circa il 30% dei pazienti vivi torna ad avere la stessa aspettativa di vita generale della popolazione sana: nel 2010 erano circa 700.000, nel 2018 sono circa 910.000 con un incremento del 29%. Per quanto riguarda la mortalità, al primo posto troviamo il carcinoma polmonare, seguito dal tumore del colon-retto, da quello della mammella e da quello del fegato.