La favola bianconera, il sogno di sollevare la Champions League dopo 21 anni, il 'triplete' ad un passo. Tutto è svanito nella notte di Cardiff, dove la Juventus è tornata bruscamente sulla terra. Non è stato un comodo atterraggio: la caduta degli uomini di Massimiliano Allegri è stata rovinosa, devastante, di quelle che fanno male. Perché di finali il club torinese ne ha perse ormai troppe, in Galles è stata la settima della serie su nove disputate e la quinta negli ultimi 20 anni.

A lasciare sgomenti è la lezione di Calcio subita, il Real Madrid è stato superiore in ogni zona del campo ed ha surclassato la malconcia truppa juventina. Gli spagnoli sono apparsi più tonici e determinati, schierati in campo in maniera impeccabile da Zinedine Zidane e decisamente superiori dal punto di vista tecnico. Il 4-1 con cui si è chiuso il match non è affatto bugiardo, spiega da solo la differenza di valori emersa al Millenium Stadium.

Avvio promettente, poi il black-out con un unico lampo

I primi 15' per la verità erano stati promettenti per la Juventus, ma il Real Madrid ha impiegato davvero poco tempo per prendere le misure degli avversari.

I blancos hanno alzato il baricentro e chi mastica calcio ha subito capito che l'indolenza bianconera non era una scelta tattica. In tal senso è arrivato il gol del vantaggio, frutto di una conquistata superiorità numerica a metacampo da parte delle merengues, scaturita nell'inserimento micidiale di Carvajal sulla destra e nel colpo di biliardo di Cristiano Ronaldo che ha battuto un incolpevole Buffon. Correva il 20', 7' più tardi l'unico lampo della squadra italiana in tutta la partita, quella fantastica rovesciata di Mandzukic su sponda di Higuain resterà probabilmente scolpita come una delle reti più belle di sempre nella storia della Coppa dei Campioni-Champions League. Un vero peccato che, negli anni a venire, i tifosi bianconeri non la ricorderanno mai con piacere.

Il vero capolavoro di Zidane si è concretizzato nella ripresa, quando il tecnico francese ha dato 'licenza di uccidere' a Marcelo sulla corsia esterna sinistra, dopo un primo tempo in cui il laterale brasiliano aveva giocato da difensore puro, limitando le scorribande di Dani Alves. Qui è scesa la notte sul povero Barzagli, letteralmente alla mercè dell'avversario. Il gol del raddoppio di Casemiro, in realtà, è nato da un tiro fortunoso, ma è comunque frutto di una pressione madrilista che aveva preso i contorni di un assedio. Il match è praticamente finito qui, la Juventus è stata incapace di reagire ed ha subito il tris, secondo centro personale di CR7 che con Buffon ha davvero un conto aperto: con la doppietta di ieri sera, infatti, sono sette le reti del fuoriclasse portoghese contro i bianconeri in appena cinque partite.

Il poker servito da Asensio al 90' è buono soltanto per la statistica, il match era già agli archivi da una decina di minuti con gli spagnoli che esercitavano un insistito possesso palla sottolineato dagli 'olè' dei propri 'aficionados'. Per il Real si tratta dunque della dodicesima Coppa dei Campioni, la terza nelle ultime quattro edizioni del trofeo.

La chiave tattica del match

Spiegare la finale di Champions League 2017 dal punto di vista tattico è certamente semplice. Zidane ha mostrato pazienza ed acume tattico, nel primo tempo ha bloccato i pericolosi esterni della Juventus, tanto Dani Alves quanto Alex Sandro sono stati raramente pericolosi. Di contro la squadra di Allegri ha sofferto a lungo le incursioni di Carvajal sulla destra ed il tecnico toscano non ha poi saputo porre rimedio allo scatenato Marcelo nella ripresa.

Il fulcro del settore nevralgico del campo, il famoso equilibratore di Zidane, è stato ancora una volta Casemiro il cui arretramento a protezione della difesa è stata una delle chiavi di volta del match. A centrocampo, Kroos e Modric hanno disputato una gara straordinaria sotto il profilo dell'intensità e della qualità, toccando in maniera produttiva un numero impressionante di palloni. Sull'altro fronte la luce di Khedira e Pjanic non si è mai accesa, a Dybala ed Higuain sono giunti pochissimi palloni giocabili: entrambi, visibilmente nervosi, sono stati tra i peggiori in campo. Da parte del Pipita, c'è da dire che non è la prima volta che 'buca' clamorosamente una finale internazionale. Il suo giovane connazionale paga invece l'inesperienza e mette in mostra doti caratteriali ancora piuttosto acerbe.

Si rifarà, ne siamo certi: la classe non manca ed il tempo gioca a suo favore.

Zidane nella leggenda

Zinedine Zidane ha dunque giocato un brutto tiro alla sua ex squadra, proprio lui che era stato definito dall'avvocato Gianni Agnelli "più divertente che utile", ai tempi della sua cessione al Real Madrid. In un colpo solo si prende la soddisfazione di battere nettamente la Juventus e di 'vendicarsi' di quel calcio italiano che lo aveva sconfitto nel 2006, nella finale mondiale di Berlino. In realtà Zidane è appena entrato nella storia e nella leggenda del Real, considerato che l'ultima doppietta campionato-Coppa dei Campioni era riuscita ai blancos nella stagione 1957/58, ben 59 anni or sono.

Oltretutto, salire per due anni di fila sul trono d'Europa è un lusso che alla formazione spagnola mancava dai tempi di Di Stefano e Gento, quando le Coppe dei Campioni furono cinque tra il 1956 ed il 1960. E c'è di più: da quando esiste la nuova Champions League, nessuna squadra aveva vinto il trofeo per due anni di fila. Per trovare una doppietta in tal senso bisogna tornare agli anni del Milan di Sacchi, trionfatore delle stagioni 1988/89 e 1989/90. Davvero niente male per un tecnico che sembrava soltanto 'di transizione', dopo che la dirigenza lo aveva chiamato alla guida della prima squadra nel gennaio dell'anno scorso in sostituzione di Rafa Benitez. In meno di un anno e mezzo, 'Zizou' ha portato alla causa madrilista due Champions League, un titolo di Spagna, una Supercoppa UEFA ed un Mondiale per Club. È proprio vero che predestinati si nasce.