Con una netta maggioranza, ma solo dopo dieci ore di intenso lavoro di dibattito e concluso con 397 voti a favore e 223 contro, la House of Commons, ovvero la camera bassa del Parlamento britannico (la Camera dei Comuni), ha votato a favore dell'intervento militare in Siria contro il cosiddetto Stato Islamico di Siria e Iraq (I.S.I.S.). Solo dopo appena un'ora dall'ufficializzazione del voto, sono partiti quattro Tornado della Royal Air Force dalla base cipriota di Akrotiri (territori dell'isola di Cipro, occupati da basi militari della Gran Bretagna) che hanno colpito in maniera pesante, come hanno fatto sapere alcuni dei vertici militari inglesi, un impianto petrolifero appartenente all'ISIS nella parte orientale della Siria.

Non sono mancate però le manifestazioni di protesta soprattutto fuori dal parlamento britannico: si teme per la vita di innocenti cittadini siriani ma anche ripercussioni sul suolo britannico. Ecco che allora puntuali questa mattina sono arrivate le minacce su alcuni siti internet da parte di portavoce dello Stato Islamico di Siria e Iraq, una su tutti "non prendetevela con la religione islamica quando vi colpiremo".

Piano piano si forma il gruppo anti-isis

Il primo ministro del Regno Unito dall'11 maggio 2010, David William Donald Cameron, aveva incalzato l’autorizzazione sostenendo che le azioni offensive contro “i mostri medievali” del Califfato sono legali e indispensabili per assicurare la sicurezza del Regno Unito.

E non è tutto: secondo quanto sostengono i media, l’ampliamento della missione in Siria anti-isis prevede l’arrivo di altri 8 rai aerei fra Tornado e Typhoon (velivolo multiruolo, bimotore con ruolo principale di caccia da supremazia aerea e intercettore).

Si compone così il cerchio e, ne ingrandisce le forze, dell'alleanza degli stati contro il terrorismo islamico con Francia, Stati Uniti d'America, Germania (il piano deve essere ancora confermato dal parlamento tedesco), Russia e tanti altri, ma qui sorgono vari punti di riflessione, come quello ad esempio, di cosa fare dopo la fine della guerra e a chi consegnare i Paesi coinvolti dal Califfato