In seguito all’abbattimento del caccia SU-24 da parte della Turchia, la Russia ha annunciato sanzioni.
Ora il Presidente Putin accusa il governo di Ankara di essere coinvolto nel commercio del petrolio dell’ISISma il presidenteErdoganha rispostosdegnato, sostenendo che la Turchia non ha nulla a che fare con tale commercio e anzi ha rovesciato le accuse contro la stessa Russia. Ma cosa sappiamo della produzione e del commercio dell’oro nero in Siria?
L’ISIS controlla la maggior parte dei giacimenti siriani
La vendita del greggio è la fonte di guadagno più importante per l’organizzazione terroristica.
Dai giacimenti controllati (principalmente nella Siria orientale e nella zona di Mosul nel nord dell’Iraq) ISIS riesce a produrre circa 40.000 barili di petrolio al giorno con un prezzo che varia dai 25 ai 45 dollari al barile a seconda della qualità. Naturalmente la produzione dei giacimenti è calata da quando sono caduti sotto il controllo dei combattenti del sedicente Stato Islamico, anche perché non hanno né i lavoratori qualificati né la tecnologia adeguata per la manutenzione degli impianti. La vendita del greggio avviene direttamente a commercianti all’ingrosso indipendenti che attendono in fila con le loro grandi cisterne a volte anche per settimane fuori dai giacimenti. Una volta caricate le cisterne i venditori hanno tre possibilità per smerciare il greggio:portare il petrolio alle raffinerie più vicine per poi iniziare subito un altro carico;vendere il petrolio a commercianti in possesso di veicoli più piccoli che rivenderanno il greggio ai ribelli nel nord o a est verso l’Iraq;rivendere il petrolio nei mercati locali (il più importante si trova ad Al Quaim vicino al confine con l’Iraq).La maggior parte viene venduto nel primo modo con un ricavo di 10 $ al barile.
Raffinazione ecommercio
Le raffinerie sono in mano alla popolazione locale che ha costruito raffinerie rudimentali che producono benzina e gasolio; in alcuni casi ISIS provvede anche direttamente a gestire le raffinerie. Una volta raffinato il petrolio è venduto dai fornitori ai mercati, una metà finisce in Iraq e l’altra metà è consumato in Siria (sia nei territori controllati dall’ISIS sia nei territori a nord controllati dai ribelli).
Giunti a questa fase,l'ISIS diventaquasi completamente estraneo al commercio. Inoltre, molto petrolio viene venduto dai contrabbandierialle nazioni vicine.
Il petrolio è una risorsa strategica e quello prodotto dai giacimenti e dalle raffinerie controllate, direttamente o indirettamente, dall’ISIS è venduto a tutti. E, sorprendentemente (ma non troppo), il petrolio dei terroristi è acquistato anche dal regime di Bashar al-Assad, secondo quantorecentemente dichiarato dal ministro degli esteri tedesco Sawsan Chebli; in pratica i due nemici sul campo, il regime del presidente sirianoe i combattenti dell'ISIS che lo vorrebbero rovesciare, fanno affari insieme nella compravendita del petrolio.