Altri tre giorni di tregua armata, a partire da ieri, tra le forze dell'esercito regolare siriano e le milizie ribelli ad Aleppo. Ciò che accade a Nord del Paese dallo scorso 22 aprile e che causato oltre 300 morti sta seriamente mettendo a rischio i negoziati di pace. Il tavolo si è tenuto nei mesi scorsi a Ginevra ed è attualmente sospeso ma il perdurare di questo stato di cose potrebbe farlo definitivamente saltare.

Tanto Mosca quanto Washington adesso hanno annunciato l'ulteriore tregua. "Il nostro obiettivo è quello di arrivare a non dover più contare le ore di una tregua ma di giungere alla piena fine delle ostilità in tutto il Paese", ha dichiarato il portavoce del dipartimento di Stato americano, John Kirby. Intanto l'inviato dell'Onu per la Siria, Staffan De Mistura, si è detto "fiducioso" sulla possibilità di riaprire già questo mese di maggio le trattative per gli accordi di pace.

Uccisi tredici militari iraniani

Nella tregua non sono ovviamente comprese le operazioni militari contro lo Stato Islamico e ieri, nel corso di uno scontro tra l'esercito regolare siriano ed i miliziani jihadisti, sono rimasti uccisi tredici militari iraniani ed altri ventuno sono stati feriti.

Lo ha reso noto la stampa di Teheran, sottolineando che si tratta della più grave perdita inflitta alle forze iraniane che, come noto, combattono al fianco delle forze del governo di Damasco. Dall'inizio del conflitto ad oggi sarebbero più di mille i Pasdaran iraniani morti in combattimento. Attualmente sono oltre 150 quelli impegnati nell'avanzata insieme all'esercito di Assad nei territori occupati dall'Isis.