L'ondata repressiva che si è scatenata in Turchia dopo il fallito golpe non accenna a diminuire e licenziamenti e arresti tra giornalisti, inseganti e blogger vicini ai partiti dell'opposizione sono all'ordine del giorno, così come le chiusure di emittenti televisive e giornali anche solo lontanamente riconducibili a forze politiche che si oppongono allo strapotere del Presidente Erdogan.
L'ultima emittente televisiva ad essere chiusa per avere divulgato idee rivoluzionarie e per avere tradito la patria è la piccola Imc, che rappresentava le idee delle principali minoranze etniche presenti in Turchia, tra cui anche quella curda; l'emittente era già stata messa al bando per avere promosso la creazione di uno stato curdo indipendente, ma si era rifugiata su una piattaforma web. Ieri mattina presto squadre di poliziotti, pesantemente armati, hanno fatto irruzione negli uffici sequestrando documenti e computer e la piccola testata televisiva è stata definitivamente chiusa.
Le proteste e le lacrime
I dipendenti dell'emittente Imc hanno tentato in ogni modo di fermare la chiusura e di salvare il proprio lavoro e la propria reputazione ma non ci sono riusciti e a molti giornalisti che lavoravano per la piccola testata è stato revocato per sempre il tesserino, insieme alla licenza. Alcuni impiegati sono scoppiati in lacrime mentre venivano portati via con la forza dalla polizia per essere interrogati.
Il sindacato turco dei giornalisti ha denunciato che, ogni giorno che passa, la vita di chi vuole fare informazione in Turchia si sta trasformando sempre di più in un inferno e ha convocato un grande sciopero per chiedere la fine di quella che sta diventando una vera e propria dittatura.
Ugur Guç, il presidente del sindacato ha detto: “ Siamo vicini al giorno in cui non resterà nessun media, nessuna voce d’opposizione. Oggi sono stati chiusi 23 canali televisivi, domani potrebbe toccare ad altri 15. Poi, saremo costretti a guardare un solo canale come negli anni Ottanta e Novanta. E quel canale o quei canali saranno utilizzati dal governo per fare propaganda. Non lasceremo che accada. Faremo sentire la nostra voce”.
La Turchia dopo il golpe
Dopo il fallito golpe del 15 luglio la Turchia sta attraversando una fase molto turbolenta della sua storia, tra repressione feroce e arresti brutali di chiunque sia anche solo lontanamente sospettato di simpatizzare con i presunti golpisti e per il predicatore Fatullah Gulen, considerato l'ispiratore della fallita rivolta.
L'odio del Presidente Erdogan nei confronti della minoranza turca si è riacceso e se possibile è diventato ancora più feroce, tanto da colpire alcune postazioni dei curdi e da intimare alle milizie curde che combattono il sedicente Stato islamico in Siria di arretrare sotto la minaccia di ulteriori bombardamenti.
La comunità internazionale teme una islamizzazione della Turchia, ma allo stesso tempo c'è bisogno della collaborazione del governo turco per arginare l'ondata migratoria e per combattere il terrorismo internazionale, con il suo traffico di denaro, armi e foreign fighters.