Il procuratore nazionale Antimafia Franco Roberti ha affermato che lo Stato deve cominciare a occuparsi della coltivazione, lavorazione e commercializzazione della marijuana e dei suoi derivati al fine di togliere spazio al business delle organizzazioni criminali, il quale ha raggiunto un volume tale da inquinare l'economia a livello internazionale; se fosse lo Stato a produrre e commercializzare la droga, ha argomentato Roberti, i tre milioni di italiani consumatori abituali di queste sostanze non sarebbero costretti a rivolgersi ai delinquenti per approvigionarsi; in questo modo si garantirebbe la sicurezza dei consumatori e si toglierebbe alle mafie la convenienza a trafficare queste sostanze.

Anche il Giudice Woodcock favorevole alla legalizzazione della marijuana

Anche il sostituto procuratore di Napoli Henry John Woodcock ha affermato che sarebbe opportuno studiare strategie di contrasto della lotta alle droghe, che superino la logica della repressione del fenomeno perchè esse hanno fallito; la depenalizzazione della marijuana, secondo Woodcock, porterebbe allo Stato vantaggi non indifferenti: la diminuzione dei carichi giudiziari, la possibiltà di destinare risorse e uomini al contrasto di crimini più gravi e la sottrazione alle organizzazioni criminali di un mercato altamente redditizio e la fine del lavoro per tutti i “professionisti si toglierebbe il lavoro a tutti i professionisti che legano la loro attività al business della cannabis, avvocati, commercialisti, tecnici specializzati nell'attività di coltivazione e trasformazione.

Gli stati stranieri che hanno legelizzato la cannabis

Il magistrato sottolinea che i tempi sono maturi per questo tipo di svolta e ha citato la scelta di legalizzare la cannabis per scopi ricreativi adottata da molti stati americani e dall'Uruguay e che, recentemetne, il Primo Ministro del Canada si è fatto promotore di una legge per la legalizzazione della marijuana e ha sottolineato che gli aumenti di sequestri fanno ipotizzare che le dimensioni del mercato delle droghe leggere sono paragonabili a quelle di sostanze lecite come alcol e tabacco.

E' un fatto epocale registrare queste opinioni e sanciscono la validità delle tesi di Marco Pannella, il quale sin dagli anni 80 ha sostenuto la necessità di legalizzare le droghe leggere e per questo è stato attacato dalla totalità dei gruppi polirici