Come sciogliere un corpo nell'acido, come calcolare il volume di un corpo. E poi, come il boss mafioso Giovanni Brusca abbia sciolto nell'acido il corpo del piccolo Giuseppe Di Matteo, ucciso l'11 novembre del 1996 dopo 25 mesi di prigionia. Sono queste le ricerche trovate dagli inquirenti sul computer di Antonio Rullo, 35enne fermato con la madre, Antonietta Biancaniello, 59enne.

Entrambi in carcere, in vista dell'interrogatorio di domani per la convalida del fermo, devono rispondere del concorso in omicidio e la soppressione del corpo di Antonio La Rosa, con l'aggravante della premeditazione. L'ex calciatore 35enne, direttore sportivo del Brugherio Calcio (Monza), era scomparso dallo scorso 14 novembre. Assassini spietati secondo gli inquirenti, l'hanno ucciso per un prestito di 38mila euro che gli aveva fatto fidandosi, e che non avevano saldato. Scoperti, dopo che la madre è stata fermata in auto dai carabinieri sulla superstrada Milano-Meda: nel bagagliaio c'era un bidone di metallo con dentro il corpo del 35enne.

L'agguato

Aveva premeditato tutto, la coppia diabolica, la madre vedova e il figlio, ufficialmente un tecnico informatico, sposato con 2 bambine. Due balordi, per gli inquirenti dediti ad attività illecite, già in affari per truffare le assicurazioni. Il delitto era stato pianificato nei minimi dettagli: avevano comprato un bidone di metallo, flaconi di acido e una motosega. La Rosa, per gli inquirenti "un bravo ragazzo tradito da persone senza scrupoli", ha incontrato l'amico, Antonio Rullo, al MacDonald's di viale Certosa, portando 8mila euro nascosti nei calzini che aveva prelevato per prestarglieli, dopo che già gliene aveva prestati 30mila. Ma con la scusa di fargli conoscere sua madre, è stato attirato da Rullo nel palazzo di via Cogne, 20 nel quartiere popolare di Quarto Oggiaro, a Milano, dove abitava Antonietta Biancaniello.

La Rosa era spaventato, anche se non è chiaro il perché. Tant'è che aveva condiviso la sua preoccupazione con la compagna, la rumena Estella Bellini, proprio lei gli aveva presentato Rullo anni prima, e con un giocatore della squadra di calcio. "Se mi rapiscono sai dove sono", aveva scritto a un amico in un ultimo sms. Una volta nel palazzo, l'hanno narcotizzato e soffocato. Poi gli hanno fatto un taglio alla gola. Secondo i piani, dovevano scioglierlo nell'acido. Ma non c'erano riusciti e avevano rinviato la procedura. Nel frattempo, il corpo d La Rosa, messo in un bidone di metallo sigillato, è rimasto per un mese in un'officina. Ma l'odore era terribile e l'ignaro proprietario del locale ha chiesto a madre e figlio di portarlo via.

24 flaconi per eliminare il corpo

Giovedì scorso, madre e figlio dovevano incontrarsi per eliminare definitivamente il corpo ancora nel fusto. La madre, con l'aiuto di un ignaro conoscente, l'aveva caricato nella sua auto. Era diretta alla volta di Seveso: in un garage in uso, il figlio l'attendeva con 24 flaconi di acido muriatico con cui avrebbero dovuto, secondo le studiate modalità mafiose, dissolvere il corpo di La Rosa. Ma i carabinieri, le cui indagini si erano indirizzate da subito sulla pista dell'omicidio li tenevano d'occhio da tempo, e hanno fermato la donna. Con atroce naturalezza, Antonietta Biancaniello sosteneva che stava trasportando del gasolio. Raggiunto nel garage dagli inquirenti, Rullo ha cercato di non tradire emozioni ma si è orinato addosso.

Menzogne

Madre e figlio sono stati portati nel carcere milanese di San Vittore. La donna in un breve interrogatorio si è assunta tutta la responsabilità dell'omicidio per coprire il figlio, mentendo: ha raccontato che La Rosa l'avrebbe minacciata e per questo l'avrebbe ucciso. In quanto al figlio, ha continuato a negare ogni addebito. Rullo aveva già mentito alla fidanzata di La Rosa che, preoccupata, lo incalzava: aveva giurato, in nome dell' "amicizia" di non saper nulla.