Aumentano senza sosta le polemiche sulla morte di un uomo di 47 anni, a causa di un arresto cardiaco, avvenuta il 27 febbraio 2018 in via Vittori Pisani 22, a due passi dalla stazione Centrale di Milano. La vittima, con una separazione alle spalle, aveva perso il lavoro e quindi era costretto a vivere per strada. È un fenomeno sociale che coinvolge diverse persone cadute in crisi per motivi legati al lavoro.
Non si deve attendere in maniera silenziosa la disgrazia di un essere umano per capire l'importanza di intervenire immediatamente su questa emergenza sociale.
La storia
Il popolo senza fissa dimora conosceva bene l'uomo che prima di finire sulla strada aveva una famiglia e anche un lavoro come chef. La sua disgrazia comincia dalla crisi del suo matrimonio e prosegue con la perdita del lavoro; da quel momento accusa una forte depressione e inizia a bere. C'è una dura presa di posizione nei confronti dello Stato perché bloccato nelle sue logiche elettorali senza pensare in maniera adeguata alla popolazione.
Maria Bernabeo, presidente dell’associazione Onlus Help Family, non lesina una critica e punta il dito verso i responsabili di questa tragedia.
Emergenza sociale
"Ancora oggi abbiamo avuto un signor 'nessuno' morto per strada, oggi il signor 'nessuno' è diventato importante per le Istituzioni che hanno parlato di lui, i telegiornali, I giornali. Ma fino a ieri - commenta Maria Bernabeo - forse eri conosciuto dal portiere dello stabile dove con i cartoni e la coperta ti mettevi a dormire e gli operatori del 118 che, con toni di sufficienza, provavano a convincerti ad andare in qualche centro, tu non accettavi e la storia finiva. Tu preferivi stare con persone che come te avevano la strada come casa.
Si dice che in tempi passati eri stato una persona con un buon lavoro e una famiglia, ma un giorno succede qualcosa e tutto questo non fa più parte di te, perdi la famiglia e il lavoro. Come sempre nessuno ti ha ascoltato, nessuno ha cercato di capire e di aiutarti nel non farti perdere almeno la dignità di uomo, di marito e di padre. Sono stati tutti pronti a giudicarti, sei colpevole di qualcosa e questo è sufficiente per ghettizzarti, non tutti riescono a sopportare questo lutto emotivo. Lutto che ti distrugge giorno dopo giorno, ancora oggi le Istituzioni vantano di aver portato un uomo a morte certa. Aiutare una persona che ha perso tutto non è facile e non si può pretendere che tutti siano forti e possano farcela, ma come presidente di una associazione che aiuta la famiglia punto il dito sul sistema che oggi più che mai non tutela la gente in difficoltà, ancor di più grido che bisogna dare spazio a progetti che puntano al recupero dell’individuo, attraverso un lavoro in cui il soggetto sia giustamente valutato e rispettato".