Se fosse vivo, Alfredo Rampi, per tutti Alfredino, oggi avrebbe 46 anni. Era il 10 giugno 1981 quando cadde in un pozzo per non uscirne più Successe a Vermicino, piccolo paese laziale.
Sono trascorsi 40 anni da quell'evento indelebile nella memoria collettiva che segnò l'inizio della tv del dolore. Il bambino di Roma, diventato subito il "figlio di tutti" gli italiani, era in vacanza con i genitori nella frazione di Frascati e giocava a pochi metri da casa, quando cadde nel pozzo.
L'Italia si fermò per seguire, per la prima volta in diretta televisiva, le operazioni di soccorso, ma la speranza si tramutò presto in disperazione. Per tre giorni, 21 milioni di telespettatori restarono inchiodati davanti ai teleschermi auspicando il lieto fine che non ci fu: quello che doveva essere il racconto a reti unificate di un salvataggio, si tramutò nella cronaca di una morte in tempo reale.
Alfredino, gioco diventato tragedia
Erano le 19 del 10 giugno 1981. Alfredino aveva fatto una passeggiata con il papà nei campi poco distanti dalla casa di famiglia. Chiese d'incamminarsi da solo verso l'abitazione, gli fu concesso, non sarebbe più tornato.
Cadde in un pozzo artesiano, sprofondando inizialmente a 36 metri di profondità, poi a 60. La mamma Franca e il papà Fernando, lo cercarono inutilmente.
Fu la nonna a ipotizzare che il nipote potesse essere finito nel pozzo scavato in un terreno dove c'era una casa in costruzione. Alle 21, i genitori allertarono le forze dell'ordine. Verso le 22, un solerte brigadiere dei carabinieri, Giorgio Serranti, riconobbe flebili lamenti provenire dall'imboccatura di una cavità in via Sant'Ireneo. Nel frattempo, il proprietario l'aveva coperta con una lamiera ignorando che dentro ci fosse Alfredino.
Tre giorni di tentativi, poi il recupero del corpo
Arrivarono sul posto dell e squadre dei vigili del fuoco e volontari, ma anche curiosi, giornalisti, troupe televisive, persino venditori di cibo e bibite.
Si calcola che transitarono sul posto 10mila persone. I tentativi di salvare il bambino furono tanti, tra errori, e secondo alcuni, improvvisazione. Le operazioni furono da subito rese molto difficili dalle caratteristiche del pozzo, profondo e stretto: l'apertura era larga appena 28 centimetri.
Si provò a calare una tavoletta di legno, con l'idea di far appoggiare il bambino, ma si incagliò a 24 metri. Tentarono speleologi alpini. Si pensò di scavare un pozzo parallelo, ma uno strato di roccia dura impedì di proseguire. Si calò Isidoro Mirabella, detto 'l'Uomo Ragno', che riuscì a parlare al bambino, le cui condizioni intanto peggioravano.
Dall'11 giugno, scattò la diretta tv: un responsabile dei Vigili del Fuoco riferì che il salvataggio sarebbe avvenuto in poche ore.
L'allora direttore del Tg1, Emilio Fede, decise di mandare una telecamera sul posto per iniziare una diretta fiume in cui vennero registrati anche i lamenti di Alfredino dalla profondità del pozzo.
Alle 16:30 del 12 giugno, arrivò il presidente della Repubblica, Sandro Pertini, che restò fino alle 7 del mattino seguente. Con un microfono, parlò al bambino per infondergli coraggio. Un vigile del fuoco, per calmarlo, diceva ad Alfredino che sarebbe venuto a prenderlo Jeeg Robot. Tra i tanti volontari, anche nani e contorsionisti, si calò un tipografo, Angelo Licheri: per tre volte cercò di allacciare l'imbracatura al bambino, ma nello stringerlo per salvarlo gli ruppe il polso sinistro e fu tutto inutile.
Alfredino scivolò più giù, a 60 metri di profondità.
Il 13 giugno, uno stetoscopio calato nel pozzo registrò l'assenza di battito cardiaco. Dopo la tragedia si sentì l'urgenza di attivare, proprio su impulso di Pertini, il servizio della Protezione civile, struttura che tuttora gestire le emergenze, e nacque il Centro Alfredo Rampi, fortemente voluto dalla mamma Franca.
Solo 31 giorni dopo, l’11 luglio il corpo fu recuperato da tre squadre di minatori. La sua morte resta una ferita, e per chi tentò di salvarlo evoca ancora un senso di fallimento. In molti pensano che se la vicenda fosse accaduta oggi, probabilmente avrebbe avuto un altro epilogo.
Alfredino 'rivive' in una serie tv
La dolorosa vicenda è diventata una serie tv Sky dal titolo 'Alfredino, una storia italiana'.
Il 12 giugno, il centro Alfredo Rampi celebrerà i 40 anni dalla fondazione all'Auditorium di via della Conciliazione a Roma. Nel corso dell'evento, sarà proiettata in anteprima la prima puntata della miniserie.
"La storia è stata trattata con molta delicatezza e correttezza, mettendo in atto il nostro stimolo iniziale, quello di andare oltre Vermicino", ha detto la presidente del Centro, Rita Di Iorio.
"In questo Paese manca ancora a livello diffuso la cultura della prevenzione", la considerazione di Franca Rampi, affidata a Daniele Biondo, psicoanalista del centro.