"Mille splendidi soli" è un romanzo del 2007, il secondo dello scrittore statunitense di origine afghana Khaled Hosseini.

Mariam e Laila hanno età, vite e storie diverse. Mariam è un harami, la figlia illegittima di un ricco uomo d’affari. La madre morta suicida ed il padre che l’ha abbandonata, costringendola a sposare un uomo che non ama. È una che conosce il dolore e la privazione, e l’unica cosa che deve imparare nella vita è la sopportazione.

Laila invece è cresciuta credendo che per chiunque ci possa essere un futuro, anche in un paese come l’Afghanistan, condannato alla violenza. È cresciuta in una famiglia al passo con le novità, libera e senza divieti. Sarà la guerra a unire i destini delle due donne.

La guerra in Afghanistan

L’Afghanistan è un paese che è sempre stato sotto il dominio di questo o di quel popolo, di questo o di quel capo. È un paese che è stato oggetto di molte guerre. Mille splendidi soli le racconta dal punto di vista di queste due donne che si sono ritrovate ogni giorno ad andare a dormire con la paura di non risvegliarsi più, con la casa ridotta in macerie e la loro memoria perduta per sempre.

Il romanzo di Hosseini narra del dominio da parte dell'Urss a fine anni '70. Parla di come, nonostante le guerre civili, non ci sia alcuna regola che effettivamente privi i cittadini della loro libertà, ma di come quasi tutti non vedano l’ora che arrivi qualcuno a ‘salvarli’. L'Afghanistan vuole essere un paese libero. Gli afghani festeggiano, infatti, quando l’Unione Sovietica inizia a cadere a pezzi e nell’aprile del 1992, i mujaheddin arrivano a liberare il paese. Sono i combattenti della jihad, della guerra santa durante l’occupazione sovietica. Nessuno, però, avrebbe mai immaginato che proprio loro avrebbero dato inizio ad un’altra sanguinosa guerra civile. Le quattro etnie presenti in Afghanistan entrano in guerra tra loro: gli hazara, gli uzbeki, i pashtun e i tagiki.

La gente si ritrova ad aver paura di uscire di casa.

É in questa guerra che Laila perde i genitori ed il migliore amico, in realtà il suo primo amore, Tariq. É così che la giovane ragazza si ritrova a casa di Mariam, una donna incastrata in un matrimonio forzato che la rende infelice. Le due insieme troveranno la speranza, anche quando tutto sembra perduto con l’arrivo dei talebani nel settembre del 1996. Non hanno più alcuna libertà. La sharia, la legge sacra islamica, si impone nelle loro vite, privandole di tutto. L’unica via d’uscita è la loro mente. Il romanzo si conclude con l’arrivo degli americani nel 2001, a seguito dell’attentato delle torri gemelle. Pian piano l'Afghanistan sembra riprendere vita.

La violenza sulle donne

Oltre alla guerra, la tematica principale del romanzo è la violenza sulle donne. Mariam è stata obbligata dal padre a sposare Rashid, un uomo vecchio e insoddisfatto. Quello dei matrimoni forzati è un fenomeno molto ricorrente nei paesi come l’Afghanistan. Matrimoni senza amore. Gli abusi da parte del marito arrivano quando Mariam scopre che non può avere figli. I suoi sono soltanto una serie di aborti spontanei, poi iniziano gli schiaffi da parte di Rashid: pugni, calci, urla. Questo diventa la vita di Mariam. Poi arriva Laila, e Rashid sembra sorridere per la prima volta. Lui e Mariam la ospitano in casa loro perchè la povera ragazza ha perso la famiglia a causa di una bomba caduta sulla loro casa.

Alla fine, però, Laila diventa la seconda moglie di Rashid. Lei vede in quell’uomo l’unico modo per sopravvivere dopo che le è stato tolto tutto. Rashid ci vede la possibilità di un figlio. Il rapporto che lui ha con Laila è completamente diverso rispetto a quello che ha con Mariam e la tratta come una regina. É per questo che tra le due donne inizialmente c’è molta ostilità. Mariam non conta più niente ora che c’è Laila. Ma quando lei concepisce una femmina al posto del maschio che Rashid aveva tanto desiderato, iniziano anche per lei gli schiaffi. Il mondo fuori è diventato una prigione per le donne a causa dei talebani, ma la casa in cui vivono è ancora peggio.

Hosseini descrive la frustrazione di Mariam e Laila in modo così profondo da far immedesimare il lettore nei personaggi.

Riesce a toccare l’animo umano e a sensibilizzare su questo argomento. I diritti della donna. Un argomento ancora attuale, un argomento vicino e familiare un po’ a tutti. É raro che esista una donna che non ha mai subito alcun tipo di abuso, anche verbale, e ciò è inaccettabile. Hosseini lo grida al mondo attraverso le sue parole, sperando anche lui un giorno in una società migliore.

La speranza

Quello che Rashid non sa è che la bambina che Laila ha avuto, Aziza, in realtà è di Tariq, il suo migliore amico, il suo primo amore, la sua prima volta. Poco prima che il giovane partisse per lasciare l’Afghanistan, infatti, i due si sono detti addio così, confessando il loro amore. Tariq non è più tornato.

Morto su un camion che trasportava i profughi, così hanno detto a Laila. Aziza, però, è colei che fa unire le due donne costrette a vivere con Rashid. Le due si raccontano le loro storie a vicenda, e diventano così unite da essere una cosa sola. La loro vita è un incubo, anche quando Laila ha un secondo bambino, questa volta un maschio, Zalmai. Provano in tutti i modi a scappare dalle tirannie del marito, ma ogni volta si ritrovano con le ali tagliate. La loro speranza, però, è l’ultima a morire. Alla fine, infatti, quando Laila scopre che Tariq è vivo, è proprio lei, la speranza, a far scorgere alle due donne una luce in fondo al tunnel.

Ciò che questo libro insegna è che non si deve mai mollare.

Anche attraverso mille difficoltà, attraverso la morte, la carestia, la guerra, gli abusi e la libertà privata, le due donne riescono a trovare la salvezza. Riescono a trovare la speranza. Questo libro è una metafora della vita di tutti i giorni. Si conclude con le lacrime dei lettori ed il sorriso di Laila. Ed è proprio quello che non deve mancare mai: il sorriso.