1984 è uno dei romanzi più celebri dello scrittore George Orwell (pseudonimo di Eric Arthur Blair). Il libro è stato pubblicato nel 1949, ma iniziato a scrivere nel 1948 (anno da cui deriva il titolo, ottenuto appunto dall'inversione delle ultime due cifre).
Nel 1984 il mondo è diviso in tre superstati in guerra tra loro: Oceania, Eurasia ed Estasia. L'Oceania, con capitale Londra, è governata dal Grande Fratello, che tutto vede è tutto sa. Qui vige un regime rigorosamente totalitario che proibisce alle persone di vivere secondo i principi dell’essere umano.
Il mondo del futuro
Nella società che George Orwell racconta, ambientata in un futuro ipotetico, non esiste la libertà, né di azione, né di parola, né tantomeno di pensiero. Le persone sono controllate dai teleschermi, ovvero gli occhi e le orecchie del Grande Fratello. Sono ovunque, anche nelle case. Nessuno si può fidare di nessuno. Chi viene scoperto a commettere un crimine, durante la notte scompare e nessuno osa parlarne. I dati delle persone scomparse vengono cancellati, ed è come se non fossero mai esistite. Ciò avviene nel Ministero della Verità, che si occupa di censurare Libri e giornali non in linea con la politica ufficiale, di censurare la storia e di coniare nuovi termini che vanno a formare la Neolingua, ovvero la lingua del futuro priva di ogni espressione superflua.
È qui che lavora Winston, personaggio principale della storia, ed è sempre qui che incontrerà Julia. I due proveranno ad andare contro i principi del Socing, il regime che vige in Oceania, ma i loro tentativi verranno stroncati.
È questa la società che racconta Orwell. Attraverso le sue parole, lo scrittore vuole denunciare ciò che stava nascendo nel secondo dopoguerra, ciò che lui stava vivendo sulla sua pelle.
Critica la società dell’epoca che stava mettendo le basi alla Guerra Fredda. Orwell parla di un futuro ipotetico, un futuro che all'epoca poteva realizzarsi per davvero, se si fossero verificate certe condizioni.
Il nuovo linguaggio
Nel romanzo, nel 1984 nasce un nuovo linguaggio: la Neolingua. È la lingua ufficiale dell’Oceania, messa a punto per le esigenze del Socing.
Si tratta di una lingua concepita per ridurre il più possibile le capacità speculative. Secondo il Socing, bisogna ridurre al minimo le possibilità di scelta. Ad esempio, esiste la parola ‘buono’ e il suo contrario è ‘sbuono’, in sostituzione della parola ‘cattivo’. È un nuovo mezzo espressivo con il fine specifico di rendere impossibile ogni forma di pensiero al di fuori di quello del Socing.
Ancora nessuno ne fa uso nel 1984 come unico mezzo di comunicazione, ma le persone utilizzano alcune parole nei loro discorsi, anche involontariamente. Se inizialmente risultava una cosa strana usare le parole della Neolingua, pian piano diventa una cosa normale e socialmente accettabile, diventa un'abitudine.
1984 e il presente
1984 è un libro che fa riflettere molto. Molti aspetti di esso, infatti, possono avere delle similitudini anche nella società odierna.
I telefoni, i computer e i tablet possono essere visti come gli attuali teleschermi. Tutte le informazioni personali di un individuo qualsiasi sono lì, sempre alla sua portata, ma anche alla portata di tutto il mondo. Qualcuno che vive chilometri distante da lui può sapere cosa sta facendo in un preciso istante.
Le fake news. Ormai sono più le notizie false che quelle che quelle che si basano su fatti reali. È così che, con un po’ di fantasia, chiunque può prendere un cellulare e affermare di aver visto un leone volare. Chiunque può inventare fatti non realmente accaduti, chiunque può "cambiare" una storia, anche con un semplice cellulare.
Sempre con un cellulare, si è creata quella che può essere vista come la Neolingua di oggi. Messaggi abbreviati, i ‘cmq’ e i ‘qs’ scritti di fretta, le emoji, i ‘mi piace’. Un nuovo linguaggio universalmente conosciuto e compreso si è creato, ed è accaduto così in fretta che l’umanità non se n’è nemmeno accorta. È ormai un’abitudine.
Con il suo romanzo sempre attuale, George Orwell immagina il futuro. Avverte del verificarsi di un ipotetico futuro. Scritto oltre settant’anni fa, sembra star parlando, per certi versi, invece, proprio del presente di oggi.