Dopo ogni terremoto riparte il dibattito sui mancati investimenti in prevenzione. Il sisma di agosto di Amatrice ha mostrato con tutta la sua tragedia di quanto siano a rischio i nostri bellissimi borghi antichi. Fondi messi a disposizione, non spesi o spesi male, una burocrazia che per bloccare i soliti furbi finisce per bloccare anche i cittadini onesti.

In realtà in Italia un sistema per sostenere gli investimenti dei privati esiste e nacque da una proposta della CNA, la confederazione Nazionale degli Artigiani alla fine degli anni '90: il bonus fiscale per le ristrutturazioni edilizie, che dal 36% (con iva sui lavori abbattuta al 10%), è giunto oggi al 65% per gli interventi antisismici o di adeguamenti energetico.

Poca o nessuna burocrazia (è sufficiente la presentazione della SCIA al Comune), pagamenti tracciabili fatti solo per bonifico, il cittadino recupera dalle tasse una quota importante della spesa, lo Stato in cambio del contributo incassa più imposte dalla emersione del lavoro dell'impresa, che non può più farlo 'a nero'.

Un solo grande neo, il recupero della spesa in 10 anni, troppi per molti cittadini costretti ad anticipare somme che non tutti hanno a disposizione e che spesso le banche fanno fatica a finanziare in tempi di ristrettezza come questi per molte famiglie.

Una soluzione semplice

A luglio, quindi prima del terremoto, è stata presentata in parlamento una proposta (atto Camera AC3919) che contiene la soluzione a questo problema e potrebbe aprire la via ad una grande operazione di messa in sicurezza portata avanti dai privati, molto parcellizzata e semplice, con poca o nulla burocrazia.

La proposta, nata anche questa su input della CNA, prevede semplicemente che le banche possano anticipare al cittadino il bonus fiscale recuperando la somma attraverso la cessione del credito vantato dallo stesso nei confronti dell'Agenzia delle Entrate.

Non è questo il luogo per entrare nei tecnicismi del provvedimento proposto, ma proviamo a vedere cosa significherebbe per il proprietario di una casa che volesse fare un adeguamento antisismico importante, di 100 mila euro.

Incaricato un professionista per il progetto e la sua presentazione al Comune (costo del professionista circa 10 mila euro, importo dei lavori previsti 90 mila euro) si reca in banca una volta avuta l'autorizzazione dall'Ufficio Tecnico del Comune e chiede un finanziamento di 65 mila euro con cessione del credito relativo al Bonus Fiscale spettante.

La banca, controllata la capienza e applicato un piccolo tasso di interesse (oggi compreso fra l'1 e il 2%) eroga il finanziamento a stati d'avanzamento, pagando direttamente la ditta che esegue il lavoro.

Il proprietario dovrebbe pagare di tasca sua i 35 mila euro residui. Può però richiedere un mutuo alla banca. Ipotizzando che chieda tutti i 35 mila euro e li restituisca in 10 anni, senza cioè anticipare nulla di tasca sua verrebbe a pagare una rata mensile di circa 315 euro.

Risultato finale: un intervento di adeguamento sismico di 100 mila euro al costo di 315 euro al mese per 10 anni con un contributo dello Stato di 65 mila euro senza provvedimenti speciali, applicando, migliorandolo, un provvedimento che da oltre 15 anni funziona benissimo.

La prossima legge di stabilità e il piano Casa Italia

Dalle anticipazioni sulla prossima legge di stabilità e le dichiarazioni di Renzi su Casa Italia è chiaro che si vogliono mettere grandi risorse sull'adeguamento sismico del nostro paese, ma non è chiaro il meccanismo. Si parla di Agenzie, ruolo della CDP, il timore è sempre lo stesso: grandi annunci, grandi stanziamenti e meccanismi cervellotici e burocratici che bloccano la capacità dei singoli cittadini di avviare gli investimenti necessari sulle proprie abitazioni.

Per non contare i morti al prossimo terremoto, avviando in pochi anni un straordinario intervento edilizio, peraltro utile per rilanciare l'economia senza consumare altro suolo, basterebbe inserire nella legge di stabilità la proposta di legge AC3919.