Il Kosovo si è autoproclamato indipendente dalla Serbia nel 2008. Dall'indipendenza ad oggi la situazione della popolazione è andata via via peggiorando, fino a superare il limite della normale sopravvivenza. Sette anni dopo, il piccolo paese balcanico non è riuscito a emergere, mettendo in ombra le grandi aspettative che la popolazione aveva riposto nelle mani del nuovo Stato e dei suoi dirigenti politici.

Una situazione economica e sociale critica

Più di un terzo dei kosovari versa in condizioni di povertà, il tasso di disoccupazione è oltre il 55%, 3 giovani su 4 non lavorano e i pochi occupati vivono con redditi da fame: meno di 350 euro al mese. Questi dati non sono certo incoraggianti e fanno voltare lo sguardo verso un'Europa che viene vista come una possibile ancora di salvezza. La necessità di un futuro migliore è così forte che il Kosovo si sta svuotando, il fenomeno è simile a un vero e proprio esodo che aggiunge il popolo kosovaro ai tanti altri immigrati del mondo. Non fuggono dalla guerra o dalle persecuzioni, bensì da una carestia che non dà loro alcuna speranza.

E non sono migranti mediorientali o africani, costoro sono i poveri d'Europa che, come vale per i fuggitivi dell'Ucraina, cercano altrove una condizione di vita almeno dignitosa.

I dati certificano un vero e proprio esodo

Oltre 100 mila kosovari hanno già lasciato il paese negli ultimi mesi, ma si attendono nuovi flussi; altre 100 mila persone potrebbero entrare in area euro da qui a fine anno. Se così fosse, il Kosovo risulterà svuotato di oltre il 10% dei suoi abitanti. Ma questo dato è addirittura ottimistico, secondo una ricerca di un Centro Studi in Kosovo, circa il 37% dei kosovari pensano di lasciare il paese entro i prossimi due anni. L'assenza di speranza, in un miglioramento che cambi le loro sorti, li spinge a lasciare il paese d'origine.

Il loro obiettivo ideale sono i paesi più ricchi dell'eurozona e, per raggiungerli, la strada è tortuosa. Scartano la Serbia, per ovvi motivi, e prendendo strade diverse. Alcuni vogliono raggiungere l'ambita meta attraversando l'Albania, la Macedonia o il Montenegro per poi approdare in Italia, dove pensano di fermarsi oppure proseguire per altre destinazioni. Altri affrontano un percorso a Est molto più impegnativo, anzi, ora quasi impossibile. Considerato che devono attraversare la Bulgaria, la Romania e l'Ungheria, a breve questa strada sarà fortemente preclusa a chiunque. La Bulgaria ha intenzione di ampliare la sua rete metallica lungo i propri confini mentre l'Ungheria vuole addirittura erigere un muro alto quattro metri.

Per questo è pleonastico pensare che sarà l'Italia la prossima metà della maggioranza dei migranti kosovari.

Non solo Europa, c'è anche l'Isis che attira l'interesse dei kosovari

La speranza di trovare una vita migliore non è solo rappresentata dall'Europa, bensì anche dallo Stato Islamico. In questi mesi oltre 300 kosovari si sono uniti nelle file jihadiste in Siria o in Iraq. Il governo di Pristina sta affrontando il problema della diffusione dell'estremismo islamico con numerosi arresti e cerca di smantellare molte organizzazioni jihadiste presenti nel paese per stroncare la loro attività di proselitismo. Per arginare tutti questi problemi il governo kosovaro ha in mente un piano di riforme e ha chiesto l'aiuto dell'Unione Europea.

Il sostegno della UE, però, è quasi impossibile per un impedimento di grosse proporzioni: il Kosovo non fa parte dell'Unione e un qualsiasi accordo garantirebbe uno status internazionale a una nazione la cui indipendenza non è riconosciuta da ben cinque membri dell'Unione europea.